
Di Gianfrancesco Coppo
In Bolivia fa un caldo tremendo, sembra di essere all’inferno. Due uomini si avvicinano ad una bimba che sul prato di casa gioca con le sue bambole. La piccola Jennifer sorride a quei volti, sono amici di famiglia. Stavolta, però, è diverso. I due con irrefrenabile violenza le strappano via i suoi sogni di fanciulla, come un fiore malamente reciso. La portano in un vicino capanno per gli attrezzi e lì l’inferno diventa realtà, i due demoni la violentano ripetutamente senza alcuna pietà, senza esitare.
Jennifer ha solo 5 anni, non capisce l’orrore che ha dentro, l’unica cosa chiara è l’insopportabile dolore che da quel momento farà parte di lei. Rimane in silenzio per tanto, troppo tempo. Gli abusi continuano finché non trova il coraggio di minacciare i suoi aguzzini. Se non smettono, dirà tutto a suo padre e li denuncerà.
La sofferenza la consuma, la vergogna divora le sue giovani carni. Sua madre diventa parte di quell’inferno, solo leggendo di nascosto il diario segreto di quella figlia tanto bella quanto irrequieta ed aggressiva.
Le violenze cessano, ma la piccola J si sente marchiata, non riesce a sostenere il peso di tanto orrore. Tenta di farla finita, ingerisce 30 pillole convinta di trovare sollievo nella morte. Neanche quest’ultima riesce a batterla, così la giovane si iscrive in palestra e scopre la nobile arte che le permette di andare avanti. Il pugilato segna la sua rinascita.
Oggi, la Reina boliviana ha 33 anni, è bella come una dea e più volte è stata campionessa del mondo di boxe, pesi Supergallo. É considerata un’eroina nazionale, ha quattro piccoli tesori ed un compagno amorevole. Una famiglia tutta sua, un tesoro da proteggere con le unghie e con i denti.
I pugni dati e ricevuti l’hanno aiutata, ma non cancellano le atrocità subite. Non c’è dolore che possa scacciare via i suoi incubi, non c’è vittoria che possa alleviare le pene dell’inferno. Jennifer Salinas decide di cercare i suoi stupratori e pubblica sul suo profilo Facebook un video, rivolgendosi direttamente a loro.
Palabras a mi violador, diventa virale e lascia il segno come uno dei suoi micidiali colpi. Uno dei pedofili che l’hanno violentata è morto, l’altro si chiama Raul e vive a Santa Cruz e proprio a lui Jennifer si rivolge mentre con coraggio affronta i suoi fantasmi.
Doveva farlo, voleva liberarsi e tanti sono stati i messaggi di stima ed affetto. La voglia di vendetta è ancora forte, ma non più accecante come prima. La campionessa boliviana adesso vive la sua nuova vita e si impegna quotidianamente affinché i genitori parlino e si confrontino con i propri figli, che spieghino loro chi può toccare le loro parti intime.
Alle donne, invece, consiglia di non restare in silenzio, di non lasciarsi andare, di difendersi e denunciare. Sempre!
No soy una miserable, no sientan pena por mí!
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