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Ti trovi qui: Home / Scienze Forensi / Il Sospetto: l’Interrogatorio del Minore e lo Stigma

Il Sospetto: l’Interrogatorio del Minore e lo Stigma

29 Febbraio 2016 da Webmaster Lascia un commento

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Di Nunzia Procida

Hall) Allora, Klara, posso chiederti di provare a dire a me la stessa cosa che hai già detto a Grethe?

Grethe) Devi fare la brava e dirgli quello che hai detto a me su quel cuore.

Klara) Io non ho detto niente.

H) Diciamo che è una cosa che Grethe sta inventando o forse è una cosa che hai inventato tu?

K) No!

H) Va bene. Allora prova a dirla anche a me, Klara.

G) Dilla tranquillamente.

H) Se non sbaglio avevi detto di aver visto il pisellino di Lucas.

(Klara fa cenno di no con la testa)

H) Prova a dirmi che cosa ha fatto Lucas. Prova a parlarmi un po’ di questo, Klara.

K) (Sentendo il vociare degli altri bambini che stanno giocando in cortile) Voglio andare fuori a giocare.

G) Ma basta che ci rispondi, Klara. Non devi aver paura, ci sono io. L’amico Hall non vuole farti del male, vuole solo che ci racconti quello che è successo.

H) È qui all’asilo che ti ha fatto vedere il suo pisellino? È così, Klara? (Klara guarda per terra) Klara? (Klara annuisce con la testa) Hai detto di sì: è stato qui all’asilo. Vuoi provare a raccontarmi che cos’altro è successo? Grethe mi ha raccontato che puntava il cielo, il suo pisellino puntava in alto. È così?

K) (Annuisce con la testa) Credo di sì, non me lo ricordo.

H) Lui ti ha fatto vedere il pisellino? (Klara annuisce con la testa) Klara, ti dà un po’ fastidio parlare di Lucas? (Dal giardino si sentono le voci dei bambini che scherzano tra loro. Klara annuisce) Perché non ti piace quello che ti ha fatto. (Klara annuisce ancora) Lo sai, Klara, ti stai comportando bene. Sei molto brava a rispondere a tutte le mie domande. Abbiamo quasi finito, va bene? (Klara annuisce) Che cosa ha fatto dopo che ti ha fatto vedere il suo pisellino?

K) Questo non lo so.

H) Ti ha toccata? Ti ricordi se è uscito qualcosa di bianco? (A Grethe viene un conato di vomito) Beh, forse può essere troppo tutto in una volta. Va’ fuori con gli altri a giocare.

(Klara corre fuori dalla stanza)

G) Può farlo?

H) Sì, sì. Basta tenerla un po’ d’occhio. Non c’è problema.

[…]

G) È vero che Klara ha una fervida immaginazione ma non mi sembra frutto della sua fantasia.

H) No, no. Non sembra affatto una fantasia.

Lucas e Klara

Le battute qui riportate sono tratte da Il sospetto (Thomas Vinterberg, 2012) ed i tre personaggi che parlano tra loro sono Grethe, la preside; Hall, suo amico e psicologo; e Klara, una bambina dell’asilo, che si è presa una cotta per il suo insegnante, Lucas (Mads Mikkelsen), al quale consegna un cuoricino dopo avergli stampato un bacetto sulla bocca mentre il maestro stava giocando con gli altri bambini. Lucas spiega a Klara che il cuore dovrebbe regalarlo a un compagno d’asilo e che i baci sulla bocca “si danno solo a mamma e papà” e la bambina, contrariata da quel rifiuto, racconta alla preside che il maestro le ha mostrato le sue parti intime (in realtà un amico del fratello adolescente le aveva fatto vedere, scherzando a suo modo, la foto di un pene, commentandola con le espressioni riportate poi dalla bambina).

Klara è “una bambina dalla fervida immaginazione”; eppure la preside prende per vera quella confidenza, perché convinta che i bambini dicano sempre la verità. A confermare il suo pregiudizio, purtroppo, è il pessimo interrogatorio condotto da Hall, che non si limita – come dovrebbe fare un perito – a validare le affermazioni del minore, a capire cioè se ciò che Klara ha raccontato a Grethe è vero o falso; ma induce Klara a rispondergli secondo le risposte che egli si aspetta, magari inserendole nelle domande stesse (“è successo all’asilo?”, “Ti ricordi se è uscito qualcosa di bianco?”). La bambina, per compiacere i suoi ascoltatori e per poter avere il permesso di raggiungere i suoi compagni, inizia così a rispondere correttamente ai quesiti che le vengono posti.

Prima di interrogare un minore occorre, tra l’altro, creare un ambiente distensivo ed accogliente, dove il bambino possa sentirsi a proprio agio e dove magari possa giocare e/o disegnare; cercare di instaurare col minore un rapporto sereno ed amichevole, facendogli capire che si avrà fiducia del suo racconto; esplicitare i motivi dell’incontro assicurando al bambino che verrà tutelato; interrogare il minore il prima possibile dopo l’accaduto e possibilmente una sola volta.

Negli Anni ’50, in Germania, fu creata la Statement Validity Checklist (SVA), uno degli strumenti più validi per valutare la credibilità della deposizione del minore. La SVA si compone di tre fasi:

  1. intervista strutturata alla presunta vittima;
  2. analisi del contenuto (CBCA);
  3. una check-list di validità.

L’intera SVA non ha valore, se l’intervista al minore è stata mal condotta con presenza di domande suggestive e poste in maniera errata. Se Hall avesse seguito la corretta procedura, si sarebbe reso conto che il racconto di Klara non era veritiero. La cronaca, purtroppo, è piena di testimonianze raccolte male a causa di interrogatori condotti in maniera completamente sbagliata il cui esito è, inevitabilmente, l’accusa (e, in alcuni casi, la punizione) di un innocente; proprio come accade a Lucas.

Grethe, persuasa che Lucas sia un pedofilo, ne contaminerà con la sua convinzione la dignità, la professionalità, l’umanità. Durante un’assemblea d’Istituto, la preside comunica – senza il minimo dubbio – che alcuni bambini sono stati vittima di abusi sessuali:

C’è ragione di credere che nel nostro asilo i bambini sono stati oggetto di comportamenti osceni. Ci sono altissime probabilità che uno dei bambini sia stato molestato da un adulto. Ciò significa che, teoricamente, potrebbero esserci stati altri casi. Sono molti i sintomi di questo genere di violenze su cui potete vigilare in famiglia: pipì al letto, mal di testa, incubi e via dicendo.

Lucas viene disumanizzato, viene considerato un “pervertito”, un “mostro” e per questo allontanato dalla comunità che fino a quel momento sentiva vicina e che ora lo giudica un delinquente, seppur per principio e non per reale e conclamata causa. Nel piccolo paese in cui è ambientato “Il sospetto”, si preferisce far prevalere gli aspetti della pericolosità, della prevenzione e dello stigma rispetto a una colpevolezza certa, senza nemmeno tener conto di preferire sacrificare aprioristicamente un innocente pur di riconoscersi il diritto di tutela dei propri figli. Nonostante il giudice proclami Lucas innocente, nella comunità il dubbio resta e se per un innocente risulta difficile reintegrarsi nella società proviamo a immaginare il disorientamento di chi, una volta scontata la propria pena, tenta il giusto ed atteso reinserimento sociale.

© Riproduzione riservata

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