Una coalizione multinazionale, guidata dagli USA, invade l’Iraq dando inizio alla Seconda Guerra del Golfo. Il conflitto durerà tre settimane. Gli Stati Uniti ottengono la caduta del regime di Saddam Hussein, dando prova della schiacciante superiorità della più recente tecnologia militare occidentale contro un avversario fermo ai livelli della Prima guerra del Golfo.
Hussein era al potere da quando, nel 1979, aveva sostituito Al Bakr alla guida del Partito Baath, nato dalla tradizione del socialismo e nazionalismo panarabo. I rapporti tra Saddam ed i vari governi americani sono stati altalenanti: negli anni ’80 Washington ha sostenuto Baghdad durante il conflitto tra Iraq ed Iran, mentre con l’avvento della presidenza di George W. Bush senior le due parti sono entrate in lotta nel 1991, a seguito dell’invasione da parte irachena del vicino Kuwait.
Da allora il rapporto tra Iraq e Stati Uniti è andato sempre più deteriorandosi e il governo di Hussein è stato oggetto di pesanti sanzioni internazionali sia di natura economica che militare. A scatenare il conflitto è stato il sospetto da parte del presidente Usa, George W. Bush junior, del ricorso da parte di Saddam ad un programma diretto ad aumentare la dotazione di armi di distruzione di massa. Sospetto poi rivelatosi infondato.
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