
Di Simone Cavagnoli
Due nuove serie prodotte da Netflix hanno recentemente riportato in auge la figura dell’assassino seriale Jeffrey Dahmer, noto anche come “Mostro di Milwaukee” o “Cannibale di Milwaukee”. La serie Monster: The Jeffrey Dahmer Story di Ryan Murphy e il documentario in tre puntate Conversations With a Killer: The Jeffrey Dahmer Tapes di Joe Berlinger hanno provocato una spaccatura negli spettatori, divisi tra chi ha elogiato i due prodotti della società di distribuzione americana e chi, parenti delle vittime in primis, ha parlato di una vera e propria spettacolarizzazione di quanto avvenuto nei confronti dei propri cari ad opera di quello che nelle ultime settimane è divenuto il serial killer più conosciuto del globo.
La narrazione che la serie e il documentario adottano è strettamente correlata al clima ideologico che si è profondamente radicato negli Stati Uniti negli ultimi anni, descrivendo la possibilità che Dahmer ebbe di uccidere impunemente per così tanti anni (tredici, dal 1978 al 1991) come il frutto di un razzismo talmente radicato nelle forze dell’ordine del tempo da permettergli di usufruire del suo essere bianco, biondo e di bell’aspetto in un quartiere problematico, abitato prevalentemente da afroamericani e asiatici, come una sorta di lasciapassare.
Un atteggiamento che non tiene conto della condizione vigente all’epoca nella società americana: anche se razzismo e omofobia permeavano la società, non può essere solo questo ad aver spianato la strada al “Mostro di Milwaukee” per oltre un decennio. Ad avvalorare ciò, vi è la vicenda di un altro serial killer che agì nella medesima città dal 1986 al 2009 (quindi sia contemporaneamente che successivamente all’arresto e alla morte di Dahmer), l’afroamericano Walter Ellis, responsabile della morte di diverse donne, quasi tutte prostitute.
Ellis nasce il 24 giugno 1960 a Milwaukee. La sua prima condanna arriva per furto nel novembre del 1978: 4 anni in libertà vigilata. Solo un anno dopo viene condannato per un reato di droga nel mese di maggio, cavandosela con una semplice multa. Nel giugno del 1980 viene arrestato per rapina, ma dopo soli tre giorni viene prosciolto dalle accuse. Nel dicembre 1981 finisce in carcere, fino al febbraio 1985, per aver violato la libertà vigilata dopo un arresto per spaccio nel novembre precedente. Una volta uscito di galera viene nuovamente arrestato a settembre per aggressione e induzione alla prostituzione, ma anche in questo caso è prosciolto dalle accuse.
Il primo omicidio lo compie il 10 ottobre 1986, all’età di 26 anni, mentre si trova in libertà vigilata: la vittima è la trentunenne Deborah L. Harris, il cui corpo viene ritrovato nel fiume Menomonee. La causa della morte, avvenuta in altro luogo, è riconducibile allo strangolamento da parte del suo assassino. Soltanto il giorno dopo, l’11 ottobre, uccide Tanya L. Miller, rinvenuta vicino al garage della propria abitazione.
Inizia così la carriera da omicida seriale del North Side Strangler, questo il soprannome che gli viene attribuito dall’emittente locale WTMJ. Walter non smette di dedicarsi anche ad altri reati: nel maggio del 1987 arriva una condanna a nove mesi di reclusione in una casa di correzione, scontati i quali è sottoposto a regime di libertà vigilata per altri tre anni. Tuttavia, nel novembre dell’anno successivo viene fermato per essere entrato in un’autovettura ed aver resistito all’arresto, violando così la libertà vigilata e finendo per essere trasferito a fine dicembre in una prigione statale, luogo in cui rimane recluso fino al gennaio 1990. Cinque mesi dopo finisce di nuovo in cella, questa volta in un penitenziario statale, scontando quattro mesi di carcerazione, prima di iniziare a espiare trenta mesi di detenzione in una prigione federale in Minnesota.
Sei anni dopo il primo duplice omicidio, Ellis torna a colpire: il 28 novembre 1992 viene strangolata e pugnalata la venticinquenne Irene Smith, poi ritrovata in un vicolo. Il 15 dicembre l’uomo finisce in manette ancora una volta per essere fuggito dalla struttura riabilitativa in cui era stato collocato dopo l’arresto del 13 novembre.
Passano altri tre anni ed Ellis uccide nuovamente due persone. Dopo essere stato prosciolto dall’accusa di aver aggredito con un cacciavite la sua fidanzata nel novembre del 1994, il 24 aprile 1995 ad essere strangolata è la ventottenne Florence McCormick: il cadavere viene rinvenuto da alcuni operai all’interno del seminterrato di una casa in manutenzione. Poco più di due mesi dopo, a soli sei isolati di distanza, il 27 giugno il proprietario di un’abitazione da ristrutturare trova il corpo senza vita di Sheila Farrior in una stanza da letto. Anche la Farrior è stata strangolata. Di questi due delitti Steven Spingola, il detective della omicidi del dipartimento di polizia di Milwaukee, scrive in un volume intitolato The Killer in Our Midst: the Case of Milwaukee’s North Side Strangler, inerente alle indagini relative al serial killer al tempo non ancora individuato. A settembre viene nuovamente prosciolto per aver tentato di soffocare la fidanzata fino a farla svenire.
Due anni dopo Walter Ellis fa della quarantunenne Joyce Mims la sua sesta vittima: la donna viene portata al secondo piano di una casa in ristrutturazione e strangolata. Sono gli operai, giunti al lavoro la mattina del giorno successivo, a rinvenirne il corpo senza vita. Da qui in poi Ellis aspetterà altri dieci anni prima di tornare a colpire. Nel frattempo arriva un’altra condanna: sei anni da scontare in carcere in aggiunta ai cinque anni di libertà vigilata per aver compiuto un furto, essere scappato ed aver resistito all’arresto. Dall’agosto 1998 al luglio 2001, inoltre, finisce in prigione per lesioni gravi, ottenendo la libertà vigilata fino al 2003.
Il 27 aprile 2007 Ouithreaun C. Stokes, 28 anni, viene ritrovata morta all’interno di un’ex casa di riposo, ormai abbandonata. Anche lei, come tutte le altre in precedenza, è stata violentata prima di essere uccisa. Finalmente, il 7 settembre 2009, il 49enne Walter E. Ellis viene arrestato dopo una colluttazione con la polizia nella stanza di hotel in cui alloggia, con l’accusa di essere il North Side Strangler. Si arriva a lui grazie all’esame del DNA trovato sui corpi delle vittime, chiesto dai detective Kathy Hein e Gilbert Hernandez, membri dell’unità omicidi del dipartimento di polizia di Milwaukee. In particolare un campione di sangue appartenente ad Ellis viene rinvenuto su una bomboletta di spray al peperoncino presente vicino al corpo della sua settima vittima, la ventottenne Ouithreaun Stokes. Il suo arresto avviene dopo sole sedici settimane dalla formazione di una task force, che aveva lo scopo di trovare il colpevole della catena di omicidi tra i membri di un piccolo gruppo di potenziali sospetti.
In seguito ad alcuni accertamenti si viene a conoscenza di un difetto nel sistema di raccolta del DNA dei criminali già condannati nella città di Milwaukee: oltre 17mila risultano essere i campioni di DNA, di soggetti arrestati e condannati, mancanti dal database dello Stato del Wisconsin nel 2009. Tuttavia, è soltanto dal 2000 che lo Stato americano richiede a tutti i criminali presenti entro i propri confini di fornire il proprio DNA, un periodo in cui Ellis non è detenuto ma in libertà. Inoltre, in almeno una circostanza, il killer avrebbe presentato un campione di DNA di un altro detenuto condannato per reati sessuali, così da poter sviare le indagini mentre era nel carcere di Oshkoshnel per aver picchiato la fidanzata con un martello. Probabilmente, senza quel difetto nel database, Ellis sarebbe stato fermato almeno prima del suo ultimo omicidio, essendo stato arrestato e condannato anche a pene detentive almeno dodici volte per diversi reati tra il 1981 e il 1998.
Pur non confessando mai il suo coinvolgimento negli omicidi ma limitandosi alla non contestazione dei fatti, l’assassino seriale il 24 febbraio 2011 viene condannato a 7 ergastoli consecutivi, senza possibilità di libertà condizionale. Lo strangolatore del North Side muore all’ospedale di Sioux Falls il 1 dicembre 2013 a causa del diabete, mentre sta scontando la pena presso un carcere del Sud Dakota.
ALTRE POSSIBILI VITTIME
Il detective Steven Spingola ha riferito come la morte di Ellis porti con sé il mistero relativo ad altre possibili vittime del serial killer, il quale viene associato ad almeno altri 7 omicidi. Di questi, tre sono quasi certamente riconducibili a lui: quello della trentaduenne Carron D. Kilpatrick, avvenuto il 13 ottobre 1994; quello di Jessica Payne del 30 agosto 1995 e quello di Maryetta Griffin, risalente al 17 febbraio1998. Tutte e tre sono state strangolate e poi pugnalate, a pochi isolati l’una dall’altra.
Jessica Payne, una ragazzina di 16 anni proveniente dal Sud della città, viene ritrovata il 30 agosto 1995 con la gola tagliata, dietro una casa abbandonata. Per l’omicidio viene arrestato Chaunte Ott, condannato nel 1996 e incarcerato per 13 anni fino al suo rilascio nel gennaio 2009, grazie alla prova del DNA, non utilizzabile nel 1995. Un altro uomo, Sammy Hadaway, si dichiara colpevole della rapina ai danni della ragazza accusando Ott dell’assassinio, salvo poi rivelare in seguito di aver inventato tutto a causa delle minacce della polizia durante l’interrogatorio.
Anche della morte di Carron D. Kilpatrick viene accusato erroneamente il suo compagno Curtis McCoy, poi scagionato dalla giuria. William D. Avery, invece, viene condannato a 40 anni di detenzione per l’omicidio di Maryetta Griffin ed esce di galera 6 anni dopo, grazie al rinvenimento del DNA di Walter Ellis sul corpo della vittima. Tuttavia, nonostante il serial killer sia collegato anche a questi delitti, il procuratore distrettuale John Chisholm decide di non procedere nei suoi confronti. Ellis quindi è deceduto prima di poter essere ufficialmente incriminato e condannato per almeno altri tre omicidi da aggiungersi ai sette per i quali è stata comprovata la sua responsabilità.
TOTALE DELLE VITTIME E CLASSIFICAZIONE
NOME | ETÀ | ETNIA | PROFESSIONE |
Deborah Harris | 31 anni(1986) | Afroamericana | Prostituta |
Tanya Miller | 19 anni (1986) | Afroamericana | Prostituta |
Irene Smith | 25 anni (1992) | Afroamericana | Prostituta |
Carron D. Kilpatrick | 32 anni (1994) | Afroamericana | Prostituta |
Florence McCormick | 28 anni (1995) | Afroamericana | Prostituta |
Sheila Farrior | 37 anni (1995) | Afroamericana | Prostituta |
Jessica Payne | 16 anni (1995) | Caucasica | Studentessa |
Joyce Mims | 41 anni (1997) | Afroamericana | Prostituta |
Maryetta Griffin | 39 anni (1998) | Afroamericana | Prostituta |
Quithreaun Stokes | 28 anni (2007) | Afroamericana | Prostituta |
Come si può osservare dalla tabella tutte le vittime, tranne una, sono prostitute afroamericane, provenienti dalle zone più degradate della città. Le vittime sono tutte donne disposte ad allontanarsi con uno sconosciuto in cambio di denaro. In un caso, invece, si tratta di una ragazza bianca scappata di casa. Prendendo di mira soprattutto vittime del suo stesso gruppo razziale, l’assassino si è garantito per anni una bassa copertura mediatica a causa del razzismo intrinseco dell’epoca, come succede al 49% del totale dei serial killer rappresentato da soggetti afroamericani, i quali hanno agito fra il 1970 e il 2000.
Se si comparano tali elementi a quelli caratterizzanti le vittime di Dahmer, si può tracciare un parallelismo che spiega come in entrambi i casi le forze di polizia abbiano commesso alcuni bias nelle indagini. Anche nel caso del Cannibale di Milwaukee, le vittime erano per lo più giovani ai limiti della società, omosessuali, coinvolti in attività di prostituzione e con precedenti penali. Alcuni avevano lasciato la famiglia di origine senza una meta precisa, altri viaggiavano facendo gli autostoppisti. Lo stesso killer viveva in un quartiere ad alto tasso di criminalità, abitato principalmente da afroamericani e asiatici, dove spesso la polizia non entrava per scelta.
Fu l’unione di tutti questi fattori, piuttosto che il colore della pelle dei due assassini seriali, a contribuire al loro ritardato arresto, unitamente alla mancanza di telecamere di sorveglianza e sistemi di sicurezza domestica, analisi del DNA e una primitiva informatizzazione delle informazioni inerenti ai precedenti penali dei soggetti coinvolti in attività criminali (sia Dahmer che Ellis vennero fermati per altri reati minori, diverse volte, durante la loro attività omicidiaria).
FONTI
- https://archive.jsonline.com/news/crime/124861824.html
- https://archive.jsonline.com/news/crime/94639609.html
- https://archive.jsonline.com/news/milwaukee/milwaukee-serial-killer-walter-ellis-dies-in-south-dakota-b99154255z1-234016121.html
- https://eu.jsonline.com/story/news/investigations/2017/10/25/appeals-police-misconduct-suits-including-case-tied-serial-killer-walter-ellis-cost-city-millions/790098001/
- https://murderpedia.org/male.E/e/ellis-walter.html
- https://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/walter-ellis-serial-killer-prigione-758742/
- https://www.fox6now.com/news/death-of-serial-killer-walter-ellis-leaves-questions-unanswered
- https://www.goodreads.com/book/show/20440423-the-killer-in-our-midst
- https://www.law.umich.edu/special/exoneration/Pages/casedetail.aspx?caseid=3004
- https://www.law.umich.edu/special/exoneration/pages/casedetail.aspx?caseid=5388
- https://www.law.umich.edu/special/exoneration/pages/casedetail.aspx?caseid=3517
- https://www.repubblica.it/serietv/netflix/2022/09/21/news/dahmer__monster_the_jeffrey_dahmer_story_serial_killer-366648070/
- https://www.rollingstone.it/cultura/dove-sono-finiti-i-serial-killer/550690/
- https://www.tempi.it/dahmer-netflix-opera-colpa-e-perdono/
- https://www.wired.it/article/jeffrey-dahmer-netflix-serie-reazioni-famiglie-vittime/
- Holt, C. (2020). Jeffrey Dahmer: Mind of a Monster. Investigation Discovery
- Watts, M. (2017). Dahmer on Dahmer: A Serial Killer Speaks. Oxygen
- Lucarelli, C., & Picozzi, M. (2015). Serial killer: Storie di ossessione omicida. Edizioni Mondadori
© Riproduzione riservata
Lascia un commento