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Intervista al Geoscienziato Forense Pier Matteo Barone

11 Dicembre 2019 da Webmaster Lascia un commento

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A cura di Gianfrancesco Coppo

Pier Matteo Barone si occupa di prospezioni geofisiche, telerilevamento, scavi archeologici e GIS in ambito forense, svolgendo l’attività sia in Italia che all’estero (ad esempio per il caso Porfidia in Italia o per la ricerca di desaparecidos in Cile). È professore (full-time lecturer) presso l’American University of Rome – Dipartimento di Archaeology and Classics, professore a contratto e Membro del Comitato Scientifico del Master in Crime Scene & Investigation presso l’Università degli Studi Link Campus University. Responsabile R&D del gruppo Scene of Crime all’interno dell’ENFSI, è anche Crime Scene Adviser per la IUGS-Initiative on Forensic Geology. Membro del Consiglio di Gestione della dell’Associazione Italiana Georadar, è iscritto all’Albo C.T.U. del Tribunale Civile e Penale di Roma come perito geofisico e archeologo. Inoltre figura nell’Elenco degli Operatori Abilitati alla redazione del documento di valutazione archeologica preventiva nel progetto preliminare di opera pubblica certificato dal MiBACT. Autore di oltre 100 pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali, tramite l’Associazione Penelope (S)comparsi fa parte di diversi gruppi di lavoro presso la Consulta Nazionale istituita dal Commissario Straordinario per le Persone Scomparse.

Di cosa si occupa il Geoscienziato Forense e quali vantaggi apporta la sua attività nell’ambito di un’indagine?

Le Geoscienze Forensi comprendono differenti discipline delle Scienze della Terra e studiano numerose tecniche scientifiche applicabili a casi giudiziari più svariati al fine di fornire supporto alle attività investigative mediante la ricerca e l’analisi di fonti di prova. Negli ultimi anni, sempre più spesso il professionista Geoscienziato forense viene incaricato dai Tribunali civili e penali per lo svolgimento di consulenze tecniche d’ufficio (CTU) e perizie. Normalmente viene impiegato nella ricerca sia di persone scomparse e/o nell’eventuale ritrovamento/recupero di esse sia nei frequenti episodi di archeo ed eco-mafie, attraverso l’impiego di mezzi non invasivi quali il telerilevamento, le immagini satellitari, aeree, prospezioni geofisiche, ed invasivi quali lo scavo archeologico stratigrafico, la tafonomia, ecc. Inoltre sono in aumento le denunce relative ad illeciti in materia archeologico/culturale (come le violazioni del Codice dei Beni Culturali o dell’articolo 733 del Codice Penale), anche in questo caso viene coinvolto il Geoscienziato forense (nella fattispecie l’Archeologo forense).

Tutte queste indagini e questi dati vengono analizzati e contestualizzati su piattaforme GIS (Geographical Information System) che permettono una rapida analisi territoriale, una valutazione informativa ed uno sviluppo delle investigazioni basate su interrogazioni ed analisi statistiche. Tale quadro presuppone un sempre maggior coinvolgimento del professionista Geoscienziato in ambito forense, il quale dovrà avere un’appropriata conoscenza di alcuni aspetti normativi e deontologici che gli permetteranno di svolgere operazioni peritali inattaccabili e di fornire ai Tribunali buone relazioni tecniche, sia nella forma che nella sostanza. Il ruolo dell’esperto Geoscienziato incaricato non è solo di riferire al Giudice, ma soprattutto di fornirgli una conoscenza che non può possedere, una regola scientifica o una tecnica che può essere necessaria, nel corso di un procedimento, per accertare e/o per valutare una situazione o una problematica. In tale inquadramento il professionista incaricato dal Giudice svolge un’attività in funzione del processo e nel superiore interesse della giustizia, per questo la sua relazione tecnica deve essere per sua natura neutra, non classificabile né a carico né a discarico dell’imputato o delle parti, sottratta al potere dispositivo delle parti e rimessa essenzialmente al potere discrezionale del Giudice.

Quali agenti esterni possono compromettere, o facilitare, il lavoro del Geoscienziato forense? 

Data la natura di numerose dinamiche criminali svolte in aree all’aperto, l’ambiente, non essendo ovviamente un sistema chiuso, svolge un duplice ruolo, passivo e attivo. Passivo in quanto può essere il principale depositario di tracce ed elementi di prova della frequentazione dello stesso da parte sia della vittima che del carnefice. Attivo poiché può risultare protagonista della dinamica criminale laddove, ad esempio, se ne è abusato nelle fasi di progettazione e costruzione di infrastrutture, discariche o manufatti architettonici, ma anche nel caso in cui esso lasci tracce probanti su indumenti e oggetti (come per esempio la terra rinvenuta sulle calzature). La stratigrafia del suolo poi è fattore determinante per avere una cronologia relativa e per oggettivare le tracce rilevate.

Geolocalizzazione ed Analisi territoriale (cosiddetta spatial analysis) sono fondamentali per poter estrapolare informazioni sugli spostamenti del disperso. A tal proposito, l’approccio noto come Geographic profiling è molto utile per avere una traccia georeferenziata su mappa non solo del luogo della scomparsa ma anche di tutti gli avvistamenti (di persone, telecamere, ecc.), di tutti i possibili luoghi che la persona dispersa solitamente frequentava ed eventualmente dei luoghi che potrebbero essere utilizzati per nascondersi. Tale approccio permette di creare modelli predittivi, con una buona approssimazione, degli spostamenti futuri o comunque ridurre l’areale di ricerca.

Ricorda un’indagine, che ha seguito in prima persona, in cui le Geoscienze forensi sono state determinanti per la risoluzione del caso?

Recentemente sono stato coinvolto nella ricerca di una persona scomparsa che si ipotizzava fosse stata uccise ed il cui corpo fosse stato obliterato nella campagna. L’aiuto del telerilevamento per mezzo di analisi temporali e spettrali di immagini satellitari mi ha permesso di circoscrivere meglio l’area di indagine che inizialmente era di diversi ettari, restringendo il campo di ricerca. L’impiego del Georadar mi ha permesso, sempre in maniera non distruttiva, di focalizzare ulteriormente l’indagine in una zona precisa, avendo visto in tempo reale la presenza di una serie di anomalie sepolte compatibili con l’occultamento di un cadavere. Solo una scavo archeologico, seguendo le leggi della stratigrafia, mi ha permesso di capire meglio e di collezionare delle informazioni fondamentali per capire non solo la scena del crimine ma anche il contesto generale e la dinamica con cui il crimine è stato perpetrato. La possibilità di analizzare il territorio secondo metodologie geoscientifiche, partendo dalla macro scala per arrivare alla micro scala è stato di fondamentale aiuto per risolvere un caso complesso in pochi giorni.

Cosa pensa delle serie televisive tanto seguite come CSI, ritiene tali prodotti utili per chi si interessa alle scienze forensi o esclusivamente fuorvianti?

Ho affrontato l’argomento in diversi articoli e consessi, il cosiddetto effetto CSI è una sorta di arma a doppio taglio. Se da un lato rende noto e istruisce il vasto pubblico (anche se molto spesso in maniera troppo semplificata e semplicistica) con i vari metodi di indagine, sofisticati ed avanzati, che le forze dell’ordine usano in tutto il mondo, dall’altro istruisce anche potenziali criminali che, volenti o nolenti, si trovano al passo con tali strumenti investigativi. Mi è capitato personalmente di sentir dire da un criminale appena catturato di aver tentato di obliterare un corpo di reato, seppellendolo fra vari oggetti metallici per sviare il Georadar.

Per diventare un Geoscienziato forense, che iter di studi bisogna seguire? Esiste un Albo o un’Associazione che tuteli tale professione?

Prima di tutto bisogna essere degli ottimi Geoscienziati, ovvero eccellere nel proprio campo (geologico, archeologico, geofisico, di telerilevamento, ecc.) e ovviamente far parte dei rispettivi Albi, se ce ne sono, o far parte di Associazioni internazionali come l’ENFSI (European Network of Forensic Science Institutes). Ancora, in alternativa, creare dei team di esperti riconosciuti a livello sia nazionale che internazionale (come Geoscienze Forensi Italia: http://www.geoscienzeforensiitalia.com/

). Successivamente bisogna fare molta pratica e conoscere approfonditamente l’ambito forense. Le consulenze tecniche d’ufficio, le perizie e le operazioni svolte dal Geoscienziato incaricato devono essere inattaccabili sul piano della forma. Il Geoscienziato deve possedere alcuni requisiti essenziali tra cui una pratica professionale provata e incontestabile, la conoscenza della procedura giudiziaria al fine di rispettare la forma e vigilare sul rispetto dei diritti delle parti, una buona capacità di analisi e sintesi, il costante aggiornamento, l’integrità e l’imparzialità e l’indipendenza nel giudizio. Appare evidente come, nello svolgimento di Consulenze Tecniche d’Ufficio e Perizie, l’aspetto etico e deontologico del Geoscienziato incaricato sia di primaria importanza, non solo per evitare di incorrere in “spiacevoli incidenti”, che possono minare la pratica della professione, ma anche per poter fornire all’organo giudicante un mezzo corretto sia nella forma che nella sostanza che possa essere utile alla giustizia e quindi alla società. I casi pratici, in cui l’applicazione delle tecniche geoscientifiche in ambito forense possono essere di fattivo supporto alle indagini giudiziarie, sono numerosissimi e interessano differenti tipologie di reati contro l’ambiente, la persona e il patrimonio. Risulta chiaro come il lavoro del Geoscienziato forense sia di importanza propedeutica per pianificare le successive fasi investigative con la finalità di ricercare elementi probatori ai fini del procedimento giudiziario e per affidare i responsabili alla giustizia.

© Riproduzione riservata

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