Il colloquio psicologico è uno strumento utile a rilevare informazioni e conoscenze inerenti a specifici aspetti della vita degli individui (atteggiamenti, vissuti etc.), indipendentemente dal fine diretto di intervento sulla realtà della persona. Il suo impiego implica la definizione di alcuni aspetti che il ricercatore dovrà definire in maniera preventiva:
- l’oggetto della ricerca, ovvero ciò che si vuole conoscere e le informazioni da raccogliere in merito;
- le persone oggetto di raccolta delle informazioni;
- la modalità di raccolta delle informazioni;
- le modalità di analisi dei dati raccolti.
Il colloquio psicologico, inoltre, consta delle seguenti fasi:
- Presupposti: il colloquio deve definirsi nell’ambito di uno specifico contesto motivazionale nel quale esiste una richiesta di aiuto psicologico ed un operatore con la propria competenza tecnica. È condivisa l’idea che il colloquio non equivale ad una terapia capace di dare sollievo immediato. Infine,sussistono delle aspettative circa la possibilità di ricevere e fornire aiuto, sia direttamente che indirettamente.
- Scelta del tipo di colloquio: il colloquio può essere libero, ossia quello in cui l’operatore consente al soggetto di fornire la sua versione dei fatti senza interruzioni (anche in caso di esposizione non particolarmente chiara), oppure teleologico, quindi diretto a spostare l’attenzione su argomenti attinenti all’indagine psicologica.
- Apertura del soggetto: il soggetto può esporre direttamente le sue problematiche, mostrando dunque una certa fiducia nei confronti dell’operatore. Può, indirettamente, raccontare la sua vita in modo da giungere quanto prima alla problematica, così come allungare l’esposizione per innalzare barriere verso l’operatore. Infine, il soggetto può altresì menzionare argomentazioni fuorvianti per sviare l’attenzione da sé stesso e dalle sue problematiche.
- Analisi delle variabili funzionalmente correlate: in questa fase del colloquio si cerca di individuare tutte quelle situazioni che possono avere un ruolo determinante nell’elicitare il disturbo. Successivamente si indaga sulle conseguenze interiori, familiari e relazionali che scaturiscono dal comportamento problematico. Infine, l’operatore indaga la frequenza, l’intensità e il grado di interferenza che caratterizzano tali problematiche e disturbi.
- Allargamento: in questa fase si fa riferimento alle problematiche attuali, a prescindere dall’indagine sul problema iniziale.
- Storia dei problemi: l’operatore cerca di costruire assieme al soggetto la storia del problema (quando è emerso per la prima volta, crisi e disturbi ad esso correlati etc.). L’obiettivo di questa fase è quello di formulare ipotesi che aiutino a capire come è nato il disturbo e quale è stata la sua evoluzione nel tempo.
- Storia personale: si cerca di ripercorrere la storia personale del paziente per comprenderne le vulnerabilità, gli eventi stressanti e l’organizzazione cognitiva inerente.
- Aspettative di trattamento: si approfondiscono le aspettative del soggetto in merito al trattamento e ai relativi risultati. Spesso il paziente non è in grado di affrontare il cambiamento, proprio per questo motivo bisogna valutare attentamente la capacità di adattamento al nuovo contesto.
- Ipotesi di trattamento: in questa fase vengono definiti i possibili obiettivi di trattamento, sia per il breve che per il lungo periodo.
- Formulazione conclusiva e chiusura: l’operatore fornisce al paziente quanto emerso dal colloquio e dai test effettuati. In questa fase finale vengono analizzati i principali meccanismi che possono aver dato origine ai problemi o disturbi in esame.Lo psicologo, inoltre, illustra al paziente le possibili ipotesi di trattamento, focalizzando l’attenzione ai relativi vantaggi che la terapia comporta.
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