All’età di 87 anni, il boss mafioso Totò Riina è morto alle 3.37 nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Operato due volte nelle scorse settimane, dopo l’ultimo intervento era entrato in coma.
La Procura di Parma ha disposto l’autopsia sulla salma perché il decesso è avvenuto in ambiente carcerario, per questo richiede completezza di accertamenti.
I familiari del boss non sono riusciti a incontrarlo prima che morisse nonostante il permesso straordinario ricevuto dal Ministro della Giustizia che aveva autorizzato la visita.
Riina, nonostante la detenzione al 41 bis da 24 anni, per gli inquirenti era ancora il capo di Cosa nostra. Stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi tra cui gli attentati del ’92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino.
Sua la scelta di lanciare un’offensiva armata contro lo Stato nei primi anni ’90. Mai avuto un cenno di pentimento, solo tre anni fa dal carcere, parlando con un altro detenuto, si vantava dell’omicidio di Falcone e continuava a minacciare di morte i magistrati.
A febbraio scorso, parlando con la moglie, disse:
Sono sempre Totò Riina, farei anche 3.000 anni di carcere!”
L’ultimo processo a suo carico, ancora in corso, è quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, con l’accusa di minaccia a Corpo politico dello Stato.
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