Di Lara Vanni
Satana rappresenta il male puro, una figura dalla quale tenersi lontani, se non fosse che per alcuni rappresenta una fonte di immenso potere, benessere e denaro. L’uomo, pur di ottenere tutto, sarebbe capace di vendere anche la propria anima al Diavolo. Nel tempo, in effetti, siamo venuti a conoscenza di molte leggende che narrano di persone che che hanno venduto l’anima a Satana. Tra queste, ne ricordiamo una che ha come protagonista un mito della musica: Robert Johnson.
Tutto ha inizio durante i primi anni del ‘900 nello Stato del Mississippi, dove per decenni ha imperversato lo schiavismo e il razzismo è quasi diventato parte della cultura popolare. Robert Leeroy Johnson è un ragazzo afroamericano, nato nel 1911 a Hazlehurst da una relazione della madre, Julia Mayor Dodds, con un bracciante del luogo, Noah Johnson. A scuola si fa chiamare Robert Spencer, ma cambia il cognome alcuni anni dopo. La sua infanzia e la sua adolescenza sono periodi molto difficili, a causa della società del tempo, del suo carattere, e di uno dei due patrigni che la madre sposa nel giro di pochi anni: il primo patrigno è Charles Dodds Spencer mentre il secondo è Dusty Wills. Quest’ultimo non perde occasione di denigrare Robert, dicendogli che è un “buono a nulla” svogliato, che, al lavoro nei campi, preferisce rintanarsi di notte nelle baracche frequentate da afroamericani, dove si balla e si beve molto whisky scadente.
Robert è un ragazzo introverso, minuto, gracile, appassionato di musica: dopo qualche anno, lascia la scuola, non dimostrando alcun interesse per lo studio e, insieme ad uno dei suoi dieci fratelli, impara a suonare l’armonica. Il suo interesse si rivolge sempre di più alla chitarra: cerca di imitare i grandi chitarristi della sua epoca, come Willie Brown, Charlie Patton e Son House. La passione per questo strumento diventa, per Robert, quasi un’ossessione, ma non ha molto talento. Son House, che ha suonato con lui, afferma:
Robert imbracciava la chitarra e cominciava a strimpellare solo per fare rumore e alla gente non piaceva, tanto che venivano a dirci: perché tu o Willie (Brown, n.d.r.) non andate a dirgli di smettere, ci fa impazzire. Nemmeno un cane sarebbe rimasto ad ascoltarlo!
Robert si trasferisce a Memphis all’età di 18 anni. Nel 1929, conosce Virginia Travis, una ragazza di 16 anni che, in futuro, diventerà sua moglie. La coppia, si trasferisce a Robinsonville e Virginia rimane incinta: Robert vive un periodo molto felice della sua vita, ma destinato a finire nel peggiore dei modi.
Nel 1930, durante il parto, Virginia e la bambina appena nata muoiono. Robert, dopo questa tragedia, vaga continuamente per le città dello Stato, spostandosi continuamente, bevendo molto alcool. Per alcuni mesi nessuno ha notizie di lui, fino a quando non si presenta, una notte, ad uno dei tanti bar della sua città, dove si esibiscono i suoi amici che, tempo dopo diranno:
Aveva uno sguardo profondamente diverso dal solito: quella notte, i suoi occhi sembravano brillare, era lo sguardo di uno che sa il fatto suo.
Robert, infatti, prende la chitarra e si esibisce in modo straordinario, lasciando tutti sbalorditi. Da quel momento nasce la leggenda di Robert Johnson, il “sovrano del blues”. Molti affermano che non è normale imparare in pochi mesi quelle tecniche così perfette: per una persona comune, ci sarebbero voluti anni di pratica ed un talento naturale che Robert non aveva mai dimostrato. Da qui nascono molte storie su di lui, tra le quali quella che avesse venduto l’anima al Diavolo, suonando nei cimiteri.
La leggenda narra che Robert, ossessionato dalla sua voglia di saper suonare la chitarra, si sia isolato nei luoghi più sperduti dello Stato, suonandola per giorni senza mai ottenere alcun risultato. Ma una notte, a mezzanotte, all’incrocio di due strade, incontra un uomo molto alto, vestito di nero: si dice che fosse Satana in persona e che Johnson, senza un attimo di esitazione, gli avesse venduto l’anima in cambio della capacità di suonare la chitarra. Il demonio prende la chitarra di Johnson, la accorda con molta cura e gliela restituisce.
Questa leggenda viene alimentata anche dallo stesso Robert, che si guadagna fama e ammirazione anche da parte di chi, fino a quel momento, lo riteneva un incapace. Anche la morte della moglie e della figlia contribuiscono ad alimentare la storia del suo patto con il diavolo, molti credono che la sua permanenza così breve nelle città sia dovuta alla fuga da Satana che lo insegue per prendere la sua anima.
Intorno a lui, si radunano sempre molte persone per ascoltare la sua chitarra e la sua voce. Suona di tutto, compresi Polka e Country, divenendo un fenomeno che non lascia indifferenti neanche le case discografiche: incide, infatti, 29 canzoni che saranno base fondamentale per gli amanti del rock. Una sua particolarità è che, quando registra, si volta e suona dalla parte del muro.
In molte delle sue canzoni, parla di diavoli e demoni che lo cercano. Un testo tratto dalla canzone “Me and the Davil”, recita:
“Quando hai bussato alla mia porta ed io ho detto: ciao Satana, credo che sia il momento di andare.
Come molti altri artisti leggendari, muore molto giovane, il 16 agosto 1932 all’età di 27 anni: sul certificato di morte, non vi è scritta alcuna causa e si dice che nessun medico abbia potuto dargli le cure necessarie nelle fasi finali. Alcuni dicono che sia morto pugnalato, altri avvelenato.
La madre, durante un’intervista con Alan Lomax, racconta che suo figlio, in punto di morte, le avrebbe dato la chitarra dicendole:
Non la voglio più mamma, non ne voglio più sapere: ora sono figlio tuo, mamma, e del Signore…Sì, del Signore, non più del Diavolo.
Non ci è dato di sapere dove riposi Robert, infatti a Greenwood ci sono tre tombe che portano sulla lapide il nome di Robert Johnson.
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