
Di Nunzia Procida
Il narcisista è una persona che ama se stesso più di chiunque altro e, a volte, al posto di chiunque altro: è una persona piena di sé, convinta di valere molto, di incarnare la perfezione, il giusto e, pertanto, al riparo da errori. Il narcisista giudica positivamente gli altri solo fino a quando questi stanno al suo gioco, lo ammirano, lo sostengono e, soprattutto, non lo contrastano né lo contrariano su nulla; qualora, invece, i suoi interlocutori tendano ad abbandonare il ruolo di “supporter”, il narcisista non perderà occasione per denigrarli, per “ridimensionarli” ai suoi occhi.
Ne Il sospetto (A. Hitchcock, 1941), il narcisista ha il volto di Cary Grant: è John Aysgarth, il latin lover squattrinato di cui si innamora Lina (Joan Fontaine), una ricca ragazza che sembra aver passato l’età da marito.
Fin dalle prime battute, scorgiamo il carattere di John: viaggia in uno scompartimento di prima classe con un biglietto di terza e, quando il controllore glielo fa notare, chiede disinvolto un prestito a Lina: “Sono desolato di dover approfittare della nostra breve conoscenza ma… non avrebbe degli spiccioli?” Mentre la donna guarda nella borsetta, egli vi scorge qualcosa: “Ecco qua! Questo basta: un francobollo. Tante grazie!”. “Scriva a sua madre!” dice con un sorrisetto beffandosi così del controllore che considera a lui inferiore.
Il narcisista, infatti, si crede superiore agli altri e dunque un privilegiato: aspira al successo e alla fama e tende ad attribuire alla successione degli eventi e al contesto la causa dei suoi fallimenti; non si sente mai responsabile della non riuscita delle sue azioni. Sente di meritare speciali diritti, riconoscimenti e trattamenti dagli altri. Una sera, John dà appuntamento a Lina a un ballo. Quando arriva, il maggiordomo: “C’è un signore alla porta che dice di essere suo ospite; non ha automobile, il suo nome è Aysgarth” – “Aysghart? Deve essere uno sbaglio […]. (a John che nel frattempo è arrivato) Io non ricordo di averla mai invitata”. John: “Questo è imbarazzante; io credevo di sì altrimenti non avrei fatto un viaggio apposta da Londra”. Il nostro narcisista impone quindi la sua presenza e gioisce del suo fascino: in sala, al suo arrivo, tutte le donne gli vanno incontro anelando un valzer con lui.
Lina, a differenza di John, ha un carattere più mite, accondiscendente: una persona forte e indipendente non può legarsi ad un narcisista e se lo fa si accorge molto rapidamente di quanto nella relazione sia al centro solo lui, con le sue esigenze, e se ne allontanerebbe velocemente. Il narcisista, quindi, attrae persone deboli, introverse, gentili, ingenue e con poca autostima che si sentono lusingate per il fatto di essere state scelte fra le tante pretendenti o ex, che lui non nasconde. In auto John chiede a Lina: “Sei mai stata baciata in macchina? […] Ti piacerebbe? […] Sei la prima donna che risponde sì a una domanda come questa” Lei: “[…] E son state molte?” John: “Sì, son state parecchie”. Questa apparente sincerità è solo un passo nel suo piano: John finge di essere un uomo diverso con lei rispetto a com’è con tutte le altre, dandole a intendere che Lina lo sta salvando da se stesso.
Il narcisista è, innanzitutto, un manipolatore. John è invadente sin da subito con Lina; tende a sminuirla, chiamandola “musetto di scimmia”, dopo averle fatto un complimento; le mente. Lina scopre dopo il matrimonio che suo marito è disoccupato e senza un soldo seppure l’abbia portata a vivere in una villa di lusso. La moglie gli propone di non chiedere più prestiti e di iniziare a lavorare. Di rimando lui: “Che mi metta un vestito vecchio e vada fuori con la pala? […] Temo che tu sia sognatrice, amore”. […] “John, sei davvero incredibile: come puoi scherzare così su una cosa di cui ti dovresti invece vergognare?” Quando John trova impiego come amministratore della rendita di un suo cugino viene licenziato per furto ma non informa la moglie. Il rapporto fra i due è costruito sulle menzogne di John che nasconde alla donna, tra l’altro, di avere il vizio del gioco. A svelare all’incredula Lina chi sia John è un caro amico del marito, Gordon Cochrane “Beaky” Thwaite (Nigel Bruce): “se le ha raccontato tutto questo non ci credo, non è possibile. Non lo conosce. Non deve arrabbiarsi se John fa così: questo è il suo carattere”. Durante la conversazione Lina si accorge che dalla stanza mancano due poltrone, “pezzi d’arte, da museo”, un regalo del padre per il suo matrimonio. Beaky comprende subito quello che è accaduto: “Ma non capisce? […] Scommetto 20 contro 1 che le ha vendute […] per denaro […]: deve pur pagare i suoi debiti delle corse. […] Se vuole vedere veramente il suo John al naturale accenni solo vagamente alle poltrone: gli basta un secondo per inventare la più spaventosa menzogna che lei abbia mai sentito”. E infatti la risposta di John non tarda ad arrivare: un americano era arrivato e gli aveva proposto “100 per pezzo. Chiunque avrebbe accettato”. E Lina: “Io no”.
Il narcisista è incapace di provare empatia verso gli altri individui: non dà importanza ai sentimenti, ai bisogni, ai desideri altrui; non comprende a pieno (per incapacità o per mancanza di volontà) lo stato d’animo di chi lo circonda e, soprattutto, ne svaluta l’intensità. L’esistenza dell’altro è, per il narcisista, un’identificazione proiettiva di sé: l’altro vive – nel suo pensiero – per accontentarlo, assecondarlo, idolatrarlo.
Il comportamento di John crea in Lina un sospetto: la donna inizia a pensare che suo marito sia capace di qualunque azione, omicidio compreso. Quando muore, in circostanza non chiarite, Beaky, Lina inizia a credere possibile che sia stato John ad ammazzarlo e, col tempo, inizierà a credere che suo marito voglia avvelenarla. Presa da questa convinzione decide di trascorrere del tempo da sua madre. Durante il tragitto in macchina, John non nasconde la sua contrarietà al viaggio di Lina e lo dimostra non rivolgendole la parola – punisce quindi la moglie privandola della sua compagnia – e trasferendo la sua rabbia sul pedale dell’acceleratore. La strada è pericolosa, piena di tornanti che si affacciano su una ripida scogliera. D’improvviso lo sportello dell’auto si apre e Lina ha l’impressione che John voglia buttarla di sotto. John si ferma bruscamente e cerca di frenare la crisi di nervi che ha colto la moglie: “Lina, finiscila piccola stupida, finiscila, basta! Fino a quanto credi che posso sopportare? Rispondi! Mi butti fuori dalla camera, vai a cercare rifugio da tua madre e ora cerchi di sfuggirmi come se mi odiassi! […] D’ora in avanti non dovrai più sopportarmi” – “[…] Volevi ucciderti, John?” “Sì; ma ho pensato che era una vigliaccheria e così ora vado ad affrontare la situazione, il carcere e tutto il resto!” John comunica a Lina che si sarebbe suicidato ponendosi così come vittima del caso. “In termini moderni diremmo che Narciso è un depresso che volge la rabbia contro l’oggetto deludente, e di qui contro se stesso, come appunto accade nelle sequenze della depressione patologica (con l’autopunizione fino al suicidio si vuole punire l’altro con cui ci si è identificati e che ci ha abbandonato)”[1]. È Lina che ora avverte il senso di colpa per non essere riuscita a comprendere l’altro sebbene c’è da chiedersi se mai questi abbia voluto farsi conoscere a fondo: “[…] Io pensavo solo a me stessa e non a quello che stavi pensando tu. Se ti fossi stata davvero vicina avresti avuto fiducia; tu, invece, avevi paura di venire da me… Se ti avessi capito!”. L’incomunicabilità della coppia passa dunque attraverso la manipolazione del racconto degli eventi da parte di John: Lina, come spesso accade nei rapporti sentimentali con una persona narcisista, non è innamorata del marito ma della fantasia che ha di lui e del castello di sogni che lui le ha costruito sotto gli occhi.
[1] M. Fornaro, Narciso era un narcisista? I multiformi sviluppi di un concetto, in «Psicologia Contemporanea», n. 250, lug.-ago. 2015, p. 30.
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