
Di Alessandro Zarrella
Lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, in particolare Internet, ha portato a drastici cambiamenti in tutti gli ambiti della vita e del lavoro umani. Sebbene gran parte di questi cambiamenti abbiano effetti molto positivi, altri sono estremamente negativi. Un esempio di questi ultimi è un nuovo tipo di criminalità che si basa sull’uso di una parte non indicizzata di Internet che si chiama Deep Web. Caratteristiche generalmente positive come l’accesso alle informazioni sugli utenti di Internet, l’anonimato e la protezione dei dati personali sono utilizzate da criminali informatici con intenzioni illegali al fine di ottenere proventi illeciti.
Dagli Anni ’80, diverse ricerche sul campo da parte di giornalisti e antropologi hanno documentato il fenomeno del traffico di organi e della tratta di uomini al fine di asportare e vendere gli organi. In particolare, negli ultimi quindici anni, si è osservato come la domanda continui a crescere. Questa profusione di ricerche e report ha fatto luce su questo fenomeno attraverso i racconti autobiografici delle vittime, dei destinatari e delle persone impegnate a favorire l’incontro tra ricevente e donatore, i cosiddetti broker, impegnati nella creazione di questo network illegale.
I pazienti dei Paesi più ricchi, che patiscono le lunghe liste d’attesa dei canali convenzionali, utilizzano sempre più spesso questo tipo di commercio, operato all’estero in nazioni caratterizzate dall’estrema povertà, per ottenere l’organo di cui necessitano. Generalmente i donatori soffrono di acuta indigenza e vengono ingannati o costretti dai trafficanti a rinunciare ad un organo solo per una piccola percentuale del denaro che il destinatario ha pagato. Fin dall’inizio della scoperta di questo fenomeno criminale, le organizzazioni internazionali e non governative si sono mosse per compiere ricerche sempre più approfondite per determinare potenziali opzioni legislative e politiche per contrastare il traffico di organi (Rheeder, 2017). Studiando i casi recentemente perseguiti da queste organizzazioni, sono state acquisite migliori conoscenze in merito alla gestione dei network criminali dei broker, fondamentali per il successo di questo business illegale. Sono state fornite diverse informazioni sul modus operandi dei trafficanti, tra cui le operazioni svolte mediante l’utilizzo della rete internet (EU Parliament, 2015).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che ogni anno vengano eseguiti circa 50.000 trapianti renali, di cui circa 15.000 da donatori viventi. In Europa il 15-30% dei pazienti presenti nelle liste d’attesa nazionali muore ogni anno (Greenberg, 2013). Questa tesi è supportata dal fatto che in Gran Bretagna, nel 2004, erano necessari 20.000 trapianti e ne sono stati eseguiti solo 1.700 (United Nations, 2009). Tralasciando i canali tradizionali del commercio di organi, come ad esempio il turismo sessuale in paesi che permettono il trapianto anche a stranieri, di seguito verranno analizzate le metodiche principali utilizzate dai broker per lo sviluppo di network di commercio online.
Secondo lo studio di Fraser (Fraser, 2016), il periodo dal 2008 al 2015 è stato spettatore di una forte crescita della disponibilità di Internet a basso costo, anche nei paesi medio-orientali meno ricchi. L’offerta di questi nuovi servizi tecnologici globali ha fornito l’accesso diretto ai social media, ai motori di ricerca e a piattaforme online ad un crescente numero di persone. Oltre ai chiari vantaggi per le società in via di sviluppo, occorre menzionare anche il vantaggio ottenuto dai trafficanti, ora direttamente in contatto nonostante le lunghe distanze geografiche. Molte persone di diversa estrazione sociale sono coinvolte nella tratta di organi umani. Possiamo sintetizzare gli attori presenti in quattro ruoli principali: venditori, broker, acquirenti e chirurghi. Così come nel classico turismo del trapianto di organi, queste quattro figure si ripropongono anche nei contatti online con le dovute trasposizioni.
Gli acquirenti spesso sono pazienti, provenienti da nazioni più ricche, che soffrono di malattie come l’insufficienza renale. I venditori sono spesso maschi giovani e poveri. Mentre alcuni venditori cercano l’opportunità di vendere i propri organi per fare soldi, autonomamente o motivati dal loro ambiente socioeconomico, altri sono attratti dalle pubblicità che offrono denaro senza spiegare chiaramente che il guadagno effettivo consiste nella rimozione di organi. Poi ci sono i chirurghi che, sebbene infrangano gli standard legali ed etici, sono professionisti medici che trapiantano volentieri gli organi sfruttando gli alti prezzi pagati per gli organi e le procedure.
Infine, troviamo i broker che sono gli attori centrali che tengono insieme l’intera rete e che costituiscono il gruppo che finanziariamente beneficia di più dall’illecito. Tradizionalmente, il traffico di organi era gestito da un basso numero di organizzazioni di intermediazione ben note e conosciute. Tuttavia, negli ultimi anni, l’accesso a internet ha favorito l’incontro tra acquirenti e venditori, che hanno imparato ad utilizzare social media e deep web per comunicare direttamente, tagliando fuori i broker tradizionali. Nonostante il taglio degli agenti di intermediazione, si è notato lo sviluppo di nuovi micro-broker (Fraser, 2016) che, ben lontani dagli enormi profitti ottenuti dalle organizzazioni criminali tradizionali, operano ad un livello finanziario sufficiente per sostenere la vita della propria famiglia. La nuova figura, introdotta dalle nuove tecnologie, gode probabilmente di un vantaggio di marketing rispetto ai canali tradizionali, poiché possono trattare meno clienti ma con molta più empatia e maggiore comprensione di esigenze e preoccupazioni.

Poiché il traffico di organi non può essere pubblicizzato apertamente, tutti i gruppi di attori usano diversi canali privati di comunicazione, mettendo in gioco social media e deep web. In questo caso, il processo (Rhodes, 2017) può essere generalizzato approssimativamente come segue:
- 1. Primo contatto utilizzando gruppi di social media o forum/mercati presenti sul Dark web.
- 2. Passare ad un altro canale più privato che di solito utilizza messaggistica mobile o E-mail.
- 3. Negoziare termini e condizioni.
- 4. Trasportare il venditore/donatore in un luogo sicuro, vicino al luogo dell’operazione.
- 5. Preparare il donatore e il destinatario per il trapianto.
- 6. Effettuare il trapianto.
Apparentemente, il processo del traffico di organi è quindi molto dinamico. Riportando i dati di una ricerca effettuata in Arabia Saudita (Alrogy, 2016), l’analisi svolta sui social network, tra cui Twitter e Facebook, ha riportato circa 557 annunci riguardanti il commercio d’organi, 165 (30%) da donatori o venditori e 392 (70%) da destinatari o acquirenti. L’organo più richiesto è il rene (62,5%), mentre al secondo posto c’è il fegato (37,5%). Tutti i potenziali acquirenti hanno fornito pubblicamente le informazioni di contatto, specificando città e indirizzo. Questi dati confermano la tesi per cui l’utilizzo dei social ha facilitato l’incontro tra nuovi micro-broker e acquirenti.
Ciò che è stato descritto finora è l’attività sul web di superficie, la parte di Internet a cui i motori di ricerca come Google e Bing possono accedere facilmente. È il luogo in cui si svolge la maggior parte delle nostre attività online quotidiane. Tuttavia, esiste una parte di Internet che è 500 volte più grande del web di superficie: il Deep web. Al di sotto di questo, si trova un’altra sottosezione della rete, chiamata Dark web, che viene mantenuta intenzionalmente nascosta e fornisce la copertura perfetta per l’attività di traffico di esseri umani e non solo. Come accennato precedentemente, una parte dei siti internet è sottoposta a scansioni da parte di robot di indicizzazione che utilizzano collegamenti che conducono da essi ad altri siti. Pagine web statiche, installate su server dichiarati e con un codice html ben visibile. Attraverso il meccanismo di indicizzazione e dei protocolli di rete, l’intero processo è ben visibile e pubblico, al fine di garantire trasparenza e controlli sul flusso di informazioni.
Se si considera che la parte in chiaro di Internet rappresenta solo il 4% di tutto ciò che si trova in rete, l’ampio volume di contatti, informazioni e scambi può sembrare banale in confronto a ciò che si trova nel Deep web (Heinl et alii, 2019). Oltre a scopi di profitto, è ampiamente utilizzato da varie organizzazioni terroristiche per diffondere ideologie e trafficare armi. Inoltre, sul Dark web si possono trovare veri e propri negozi online riguardanti il commercio di organi umani. Secondo alcuni siti web, un rene può essere acquistato per $200.000 (al donatore ne arrivano circa 5000), un cuore per $120.000 e un fegato per $150.000, da pagare con l’unica moneta non tracciabile ammessa: il Bitcoin. È così che i trafficanti gestiscono questo business criminale assai redditizio, facendo uso delle ultime tecnologie disponibili per nascondere la loro attività criminale.
Uno dei modi per accedere alla rete oscura è Tor (The Onion Router), un meccanismo il cui scopo principale è quello di fungere da gateway per questa parte di Internet. Per creare una connessione privata e sicura all’interno della rete Tor, l’applicazione client crea in modo incrementale una connessione tra l’origine e la destinazione dei pacchetti di dati, che consiste in una connessione crittografata tra nodi server selezionati casualmente. Questa relazione si verifica in fasi, in modo che il singolo server sappia solo da quali pacchetti server vengono ricevuti e a quale server devono essere inoltrati. Ciò si ottiene utilizzando una chiave speciale per la crittografia in ogni fase (Mathewson et alii, 2004).
Nelle azioni di contrasto a questo tipo di criminalità, una menzione particolare merita Thorn, una ONG creata da Aston Kutcher e Demi Moore per guidare l’innovazione tecnologica per combattere la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale dei minori. Thorn ha commissionato un sondaggio sulle vittime di sfruttamento sessuale per scoprire il ruolo della tecnologia nel fenomeno criminoso. Il 63% dei partecipanti al sondaggio ha dichiarato di essere stato venduto online (Thorne, 2015). Quindi possiamo ipotizzare che sia la stessa sorte a cui sono andati incontro le vittime di tratta con lo scopo del trapianto di organi.
Fortunatamente, ci sono stati anche altri progressi negli strumenti utilizzati per combattere il crimine informatico che sono ora in dotazione alle maggiori agenzie governative. Ad esempio Spotlight, strumento creato da Thorn in collaborazione con Digital Reasoning, che raccoglie informazioni disponibili pubblicamente da Internet, le analizza e le utilizza per aiutare a stabilire le priorità dei casi per le forze dell’ordine (Rhodes, 2017). Si concentra sui dati relativi alla tratta di esseri umani, ma viene utilizzato anche per tracciare i casi di vendita illegale di organi. Inoltre, la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) ha avviato il progetto Memex fornendo una raccolta di strumenti per consentire a ricercatori, agenzie governative e organizzazioni non governative di cercare e analizzare informazioni nel Dark web. Dunque, oltre al browser Tor, per accedere, navigare e investigare manualmente sul Dark web, viene utilizzato un mix di strumenti auto-sviluppati e strumenti del programma Memex di DARPA.
A livello legislativo è certamente da menzionare la Raccomandazione del Consiglio d’Europa sul Traffico di Organi che afferma che durante i primi decenni del 2000, nella sola Europa occidentale, circa 40.000 persone stavano aspettando un trapianto di rene e che pazienti, tra il 15% e il 30%, sono morti in attesa di trapianto. Questa situazione ha portato ad un aumento del traffico illecito di organi umani, in particolare nell’Europa orientale. Un ulteriore provvedimento europeo è possibile individuarlo nella Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Lotta contro la Tratta di Esseri Umani, adottata a Varsavia il 16 maggio 2005. Nel redigere la Convenzione gli autori hanno esplorato l’uso della tecnologia dell’informazione e della comunicazione nella tratta di esseri umani, concludendo che essa è stata criminalizzata dalla legislazione di molti Paesi.
Il cyber spazio si sta dunque delineando come mezzo di comunicazione favorevole al commercio di organi umani, collegando efficacemente donatori-intermediari-destinatari a livello globale. Ad aggiungersi a questi fattori vi è sicuramente la limitata capacità di controllare e monitorare il Deep web, sempre più accessibile ad un numero crescente di persone. L’assenza di vincoli geografici e la stretta cooperazione tra gli attori rilevanti, rende l’individuazione di questo business criminale un grave problema per tutti gli Stati e le Istituzioni. Le debolezze e le limitazioni della magistratura nella maggior parte delle nazioni favoriscono la crescita dell’utilizzo del Dark web, ma è realistico pensare di poter ridurre al minimo questi avvenimenti. Sicuramente l’armonizzazione delle legislazioni con gli standard e gli obblighi assunti dalle convenzioni internazionali potrebbe portare ad una riduzione di questo rischio.
Occorre, però, essere consapevoli che il problema non può essere risolto con il solo rafforzamento della responsabilità penale dei partecipati a questo traffico illegale, ma una delle misure più significative potrebbe essere quella di aumentare il numero di donatori, riducendo la sproporzione tra domanda e offerta. Al di là del dibattito etico sul trapianto degli organi, l’impatto della tecnologia in questo fenomeno criminale non dovrebbe essere sottovalutato, per questo motivo una migliore conoscenza degli abusi perpetrati nel web rappresenta un punto di partenza nella scelta dei mezzi e dei metodi per combattere con successo il traffico di organi in rete.

Bibliografia
- Alrogy W., Jawdat D. et alii. (2016), “Organ Trade using social Network”, Saudi Journal of Kidney Diseases and Transplantation, 27, 5, pp. 971-976.
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- Fraser C. (2016), “An analysis of the emerging role of social media in human trafficking”, International Journal of Development Issues, 15, 2, pp. 98-112.
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- OSCE Office for Combating Trafficking (2013), “Human Beings, Trafficking in Human Beings for the Purpose of Organ Removal” in https://www.osce.org/secretariat/103393?download=true
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- Sweileh W. (2018), “Research trends on human trafficking: a bibliometric analysis using Scopus database”, Sweileh Globalization and Health, 14, 106, pp 1-12.
- The Economist Newspaper (2011), “Psst, wanna buy a kidney?”. Organ transplants. https://www.economist.com/leaders/2006/11/16/psst-wanna-buy-a-kidney
- Thorn Report on the use of technology to recruit, groom and sell domestic minor sex trafficking victims. – https://www.thorn.org/wp-content/uploads/2015/02/Survivor_Survey_r5.pdf
- United Nations Study (2009) “Trafficking in organs, tissues and cells and trafficking in human beings for the purpose of the removal of organs”, in https://rm.coe.int/16805ad1bb
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