
Di Fabio Leone
La Russia ha restituito, dopo 75 anni, la piastrina identificativa di un soldato italiano. Con nostra grande sorpresa ed emozione, abbiamo appreso che la stessa apparteneva a mio nonno, l’artigliere Vittorio Ingrosso, classe 1922, di Guagnano in provincia di Lecce.
Tutto ciò è avvenuto grazie alla segnalazione di Daniele Lanzilotto, che si è accorto della presenza della piastrina sul noto sito di aste online eBay, provvedendo a contattare la mia famiglia tramite conoscenti in comune.
La piastrina è una sorta di carta di identità dell’epoca che i soldati portavano appesa al collo come segno di riconoscimento. Sembra che quella di mio nonno, uomo generoso e dai grandi valori, sia stata fortuitamente ritrovata fra la città di Bogučar e il fiume Don, dove centinaia di carri armati russi superarono le truppe italiane dopo battaglie sanguinose che costarono la vita a moltissimi dei nostri.
Una storia suggestiva ed emozionante che vede anche il supporto del giornalista Pino Scaccia, noto giornalista Rai da anni impegnato nello studio della guerra dei soldati italiani in Russia. Molto attivo anche il gruppo Facebook ARMIR – sulle tracce di un esercito perduto, coinvolto nel ritrovamento di reperti storici e sempre prodigo di segnalazioni e dettagli utili, che ha dato risalto alla vicenda.
Mio nonno Vittorio, fatto prigioniero dai russi, riuscì a fuggire dal fronte tornando in Puglia a piedi e con qualche mezzo di fortuna; era solito raccontarci che fu proprio una famiglia russa ad offrirgli momentaneamente rifugio e poi ad aiutarlo per la sua fuga. In seguito ha sempre sofferto di congelamento ai piedi, causa le temperature estreme della Russia e il contatto diretto con la neve.
È morto nel 1995 all’età di 73 anni, senza mai fare riferimento a quella piastrina che probabilmente gli fu strappata o che, forse, fu lui stesso a buttare via per non essere più identificabile prima del suo faticoso ritorno in patria. La piastrina ora è in viaggio verso il nostro domicilio; attendiamo quindi con grande emozione di avere fra le mani la traccia di un vissuto importante, indelebile, riavuta indietro per un bellissimo caso del destino.
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