
Di Giuliana Monti
Raymond, Racine County (Wisconsin) 21 Luglio 1999. Un uomo, a passeggio con la figlia di nove anni e i loro cani, fa una macabra scoperta: in un campo di grano situato lungo la 92esima strada rinviene il corpo martoriato di una donna. Quando gli agenti arrivano sul posto apprendono che il cadavere dev’essere lì da non più di un giorno, poiché l’uomo afferma di passare proprio in quel punto quotidianamente e che il giorno precedente il corpo lì non c’era. Purtroppo, nonostante sia evidente che si tratti di un omicidio, la scientifica non può rilevare molto in quanto quella stessa notte una forte pioggia si era riversata sulla zona eliminando ogni possibile traccia dell’assassino.
La donna indossa una camicia da uomo grigia con disegno floreale sul fronte e pantaloni di una tuta neri. Non ci sono altri indumenti, nemmeno le scarpe. L’esame autoptico è devastante ed evidenzia una barbarie inaudita: donna caucasica, età stimata tra i 18 e i 35 anni, altezza 173 cm. circa, capelli bruno/rossastri (esito di una decolorazione) lunghi fino al collo, occhi castani o color nocciola, escoriazioni ed eruzioni cutanee presenti in tutto il corpo suggeriscono sia stata trascinata nel campo dal bordo stradale. Il coroner rileva aberranti abusi fisici di lunga datazione, i quali, tuttavia, risultano essersi intensificati nei giorni precedenti al decesso: malnutrita, evidenti segni di abusi sessuali, trauma contusivo alla testa, setto nasale rotto, alcune costole fratturate ed altre risaldate (il che stava ad indicare traumi precedenti alla morte), sul 25% del corpo vengono rilevate ustioni chimiche causate da alcuni tipi di acido anche per uso domestico, la vittima presenta un “orecchio a cavolfiore” (un distaccamento della cartilagine della parte superiore dell’orecchio di origine traumatica con rinsaldamento del tessuto morto e conseguente deformazione dei tessuti), numerosi lividi e gonfiori sospetti e una profonda ferita infetta ad un gomito. Dagli esami odontoiatrici risultano un paio di incisivi sporgenti piuttosto singolari, alcuni denti mancanti e carie su molti di quelli rimasti.
A seguito dei dovuti accertamenti, la causa del decesso viene individuata: “sepsi con conseguente polmonite a seguito di lesioni infette, derivanti da abusi cronici”. La parola sepsi, o setticemia, deriva etimologicamente dal greco antico “sēpsis – putrefazione” e rappresenta il grado più letale di un’infezione batterica, portata dal sangue in tutto l’organismo. Quest’ultimo, per difesa, attiva una risposta anomala del sistema immunitario causando un’insufficienza multiorgano. La donna è praticamente marcita dall’interno, inoltre si pensa fosse affetta da disabilità cognitiva.
La sconosciuta, viene ribattezzata Racine County Jane Doe o Crystal Rae. Nonostante le indagini e l’attuazione di un disegno composito, non c’è corrispondenza con nessuna delle donne scomparse nello Stato, pertanto la donna viene sepolta in un cimitero di Caledonia in Winsconsin, sotto ad una lapide donatale dalla comunità che recita:
Figlia: Jane doe – ritrovata il 21 Luglio 1999 sepolta il 27 Ottobre 1999 – andata, ma non dimenticata.
Nel 2013 i resti della povera Crystal Rae vengono riesumati e trasportati nella città di Milwaukee al fine di eseguire ulteriori test. Un antropologo del Tennessee, viene incaricato di condurre un test isotopico sulle ossa e sui capelli della donna sperando di poter circoscrivere la zona nella quale poteva aver vissuto prima di incontrare la morte. Il 19 Luglio 2015 le autorità affermano che i test eseguiti sui resti della ragazza non identificata sono stati conclusi con successo e che la riesumazione ha portato alla luce nuovi e importanti indizi riguardanti anche il presunto responsabile del suo omicidio. Nello specifico viene effettuato un esame isotopico anche su una traccia (non specificata dalle autorità) appartenente al presunto omicida.
La Jane Doe della Racine County viene riseppellita il 21 dello stesso mese, nel 16esimo anniversario della sua morte. Nel 2016 viene formalizzato il responso dei test isotopici condotti dall’antropologo sulle ossa e sui capelli della vittima, che suggeriscono che la donna fosse originaria o avesse vissuto parecchi anni della sua vita in Alaska, in montagna, o nel Canada meridionale. I test evidenziano anche che il suo assassino proviene probabilmente da uno Stato del New England sud-orientale. A seguito di tali riscontri e dell’estrazione di un campione di DNA della vittima, per i genetisti forensi diventa possibile tracciare un albero genealogico per risalire a potenziali parenti della Jane Doe.
Nel settembre del 2019 la polizia riceve una “soffiata” allarmante: un cittadino residente in Florida afferma che una donna di nome Linda La Roche sta dicendo in giro di aver ucciso una persona quando risiedeva in Illinois. Il 5 novembre la polizia si reca a Cape Coral, in Florida, a casa della donna, pregiudicata, con un mandato di arresto a suo carico con le accuse di omicidio di primo grado e occultamento di cadavere. L’8 Novembre 2019 tramite un comunicato stampa Christopher Schmaling, sceriffo della Contea di Racine, annuncia che, grazie al confronto del DNA con una sorella della vittima che la stessa non aveva mai conosciuto, Crystal Rae è stata finalmente identificata dopo due decenni di buio come Peggy Lynn Johnson: 23 anni, residente in Illinois. Linda Sue La Roche, la presunta assassina, ha 64 anni ed è un’infermiera professionista, titolare dal 1997 di una società tramite la quale diversi professionisti forniscono cure mediche ai detenuti negli Istituti correzionali dell’Illinois.
Peggy Lynn Johnson, nota anche col cognome Schroeder, nasce nella cittadina di Harvard in Massachusetts nel 1976 e a soli 18 anni perde sua madre, Diane Marie Schroeder, a causa dell’AIDS. Il padre della ragazza era morto in precedenza e il fratello si sarebbe suicidato anni dopo. Non sapendo dove altro andare, la ragazza va ad abitare a casa di una compagna delle elementari: Teresa Robertson. Quest’ultima apprende la notizia della morte di Peggy dai giornali rimanendo profondamente addolorata per la tragica fine riservata alla sua dolcissima amica. “Sorrideva sempre…” afferma Teresa, ricordando Peggy come una ragazza premurosa ed estroversa, del tutto incapace di fare del male a qualcuno. Il 1994 per Peggy è un anno terribile: dopo sei mesi va via da casa Robertson, dicendo a Teresa di aver conosciuto una persona che le aveva proposto di trasferirsi a casa sua a McHenry in Illinois per lavorare come bambinaia in cambio di vitto e alloggio. L’amica è contenta per Peggy poiché, a fronte della sua disabilità cognitiva, è sicura del fatto che con quel lavoro possa finalmente guadagnarsi un po’ di indipendenza emotiva ed economica e allo stesso tempo avrebbe avuto la garanzia di un tetto sopra la testa e le attenzioni di una famiglia amorevole.
“Abbiamo pianto quando se ne è andata e quella è stata l’ultima volta che l’ho vista.” afferma la Robertson, che dopo l’addio non ha mai ricevuto alcuna lettera da parte dell’amica. La povera Peggy Lynn arriva a McHenry a casa di Linda La Roche, che è tutto fuorché una persona amorevole. Interrogato dagli inquirenti, uno dei figli della donna dichiara che sua madre era “verbalmente ed emotivamente crudele” nei confronti di Peggy: le urlava contro come fosse un animale, le procurava lividi e la schiaffeggiava colpendola in testa e al volto. L’uomo, ormai adulto, dice di aver assistito ad un episodio durante il quale sua madre Linda avrebbe pugnalato la ragazza alla testa con un forcone da barbecue. Inoltre, l’alloggio della povera ospite si trovava nel vespaio di casa (vano di aerazione posto tra le fondamenta e il piano rialzato, tipico delle case americane).
Anche l’ex marito della La Roche rivela agli investigatori di aver denunciato l’ex moglie nel 2003 per gli abusi fisici e verbali che la donna perpetrava in casa nei confronti di tutti i membri della famiglia. Nello specifico, afferma di essere stato colpito dalla ex consorte con un taser, di essere stato picchiato da Linda con calci e pugni e di aver assistito a numerosi abusi verbali nei confronti dei figli; aggiunge anche di essere tornato a casa dal lavoro un giorno nel luglio 1999 e di aver rinvenuto Peggy Johnson riversa a terra, priva di vita. La La Roche gli aveva detto che la ragazza era andata in overdose, ordinandogli di accompagnare i figli a prendere un gelato mentre lei si sarebbe sbarazzata del cadavere.
Anche Linda è stata interrogata più di una volta dal giorno del suo arresto: ha ammesso l’abuso fisco nei confronti della povera bambinaia ma ha cambiato versione di continuo, cercando di infangare la reputazione di Peggy additandola come tossicodipendente e affermando che era solita portare a casa diversi uomini senza il suo permesso. Inoltre Peggy sarebbe stata solita derubarla delle pillole che conservava nel vespaio di casa e che, quel giorno del 1999, avrebbe visto svenire la ragazza dopo aver assunto un intero flacone di medicinali. Non ha saputo spiegare perché non avesse chiamato un’ambulanza, ma ha confermato di aver incaricato l’allora marito di portare fuori i figli in modo da potersi disfare del cadavere.
Ha però aggiunto di aver informato il marito, una volta rientrata nell’abitazione, del fatto che in macchina la ragazza avesse ripreso conoscenza. A quel punto, Linda asserisce di essersi resa conto della tossicodipendenza ingestibile di Peggy e di aver deciso di riconsegnarla alla nonna materna. Quest’ultima, però, ha riferito agli inquirenti di non aver mai incontrato alcun membro della famiglia La Roche e di non aver preso in consegna la nipote quel giorno. Il giorno successivo, la La roche cambia versione dichiarando di aver scaricato la ragazza, viva e vegeta, lungo la 92esima strada nella Contea di Racine, a Raymond in Winsconsin, luogo dove sarebbe stata ritrovata morta.
Peggy non era una tossica: i test tossicologici effettuati già nel ’99 non hanno rilevato tracce di droga e/o farmaci all’interno del suo organismo. La sua presunta aguzzina era agli occhi di chi la conosceva una “professionista integerrima e dinamica” dalla vita più che soddisfacente; la sua pagina Facebook era piena di foto di famiglia e post di donazioni effettuate a favore della ricerca contro il cancro e della pulizia degli oceani.
Il 9 Gennaio 2020 Linda La Roche è comparsa in tribunale per l’udienza preliminare, che è stata rimandata poiché l’imputata pare si sia presentata senza avvocato. Ad oggi la donna è detenuta nel carcere della Contea di Lee in Florida, in attesa di essere ricondotta in Wisconsin per affrontare il processo a suo carico: dovrà spiegare ai giudici, ai giurati e al mondo intero, se e come ha potuto agire in maniera tanto disumana nei confronti di una persona così fragile e innocua, nel corso di cinque lunghissimi anni.
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