
Il Self fulfilling prophecy, più noto come profezia che si auto-avvera, è un fenomeno sociale teorizzato dal sociologo Robert K. Merton nel 1948 per indicare quei casi in cui una supposizione, solo per il fatto di essere creduta come vera, alla fine si realizza divenendo tale anche se in origine era infondata. L’autore trasse ispirazione dal teorema del sociologo americano Thomas, il quale affermò che:
Se gli uomini definiscono certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze.
Merton utilizzò questo concetto per dimostrare l’influenza che le convinzioni esercitano sulla costruzione della realtà. Un semplice esempio utilizzato dal sociologo rende bene l’idea di ciò che intende:
La mancanza di benzina. Verso la fine degli anni Settanta in California si diffuse la notizia che i distributori di benzina, non ricevendo abbastanza rifornimenti, erano quasi vuoti. Così tantissimi automobilisti andarono a rifornirsi prendendo anche più benzina del necessario. Ovviamente il risultato fu che la profezia si autoavverò e i distributori di benzina, presi d’assalto, rimasero effettivamente vuoti.
Le profezie autoavveranti incidono considerevolmente sulla visione che gli individui hanno di loro stessi, del loro modo di apparire verso gli altri e verso il mondo. Cosicché si creano degli schemi comportamentali, che si ripetono nel tempo confermando la propria visione delle cose.
Lo studioso Rosenthal analizzò, inoltre, l’influenza della profezia che si auto-avvera in relazione all’insegnamento. Il presupposto di questa teoria è che gli insegnanti, con le loro opinioni riguardo le capacità e il valore dei loro studenti, influenzino inconsciamente il loro rendimento scolastico. Per sperimentare questa teoria osservò diverse classi a cui aveva somministrato dei test attitudinali, consegnandone poi i risultati falsati agli insegnanti: chi aveva avuto voti bassi nel test risultava averne avuti alti e viceversa. Tornò a far visita alle classi dopo un certo periodo di tempo ed osservò che nella maggior parte dei casi i risultati degli alunni erano in linea con i risultati falsati forniti per l’esperimento, nonostante inizialmente la situazione fosse differente (C. Benelli e Z. Ragozzini).
La psicologa Gertrude Raffel Schmeidler in ambito sperimentale distingue tra pecore e capre, cioè tra persone che sono già inclini a credere in fenomeni paranormali e quelle che non credono a fenomeni paranormali. Alcuni esperimenti condotti a partire da questa distinzione hanno dimostrato che le pecore, i credenti, tendono a ottenere più facilmente risultati positivi delle capre, gli scettici, e che le pecore sono testimoni significativamente meno attendibili delle capre, a riprova dell’importanza delle aspettative di partenza.
Altri studiosi, che hanno indagato gli effetti della profezia, sono gli esperti della persuasione, che sanno bene come e quando utilizzare questa potente “arma sociale”. Una delle strategie sociali più usate riguarda “la riprova sociale”, secondo cui le persone sono spinte a compiere determinati comportanti se condivisi da altre persone. Un esempio calzante è quello delle risate preregistrate che utilizzano alcuni programmi televisivi: le risate di altri creano l’umorismo condizionando il pubblico a ridere, anche se gli “altri” in questione sono artificiali. Quindi definire una situazione divertente produrrà la conseguenza che la situazione stessa apparirà realmente esilarante.
Secondo lo psicologo Festinger, quello che avviene è un “rinforzo morale” che induce una persona ad essere convinta di un determinato atteggiamento, o opinione, se condiviso dal gruppo.
La profezia che si auto-avvera condiziona la nostra capacità critica e di analisi, ci spinge verso il conformismo di opinioni, credenze e comportamenti altrui, quindi può essere facilmente manipolabile. Una possibile soluzione è non perdere mai di vista la nostra capacità di autoriflessione, che ci permette di riflettere in modo consapevole su noi stessi e sulle nostre azioni.
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