Di Francesco Stancapiano
E se internet fosse solo un mezzo per poter sapere tutto di noi ? Se fosse solo uno strumento utile a conoscere ogni nostra abitudine?
Le rivelazioni di Edward Snowden sui programmi di intercettazione dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale statunitense (NSA) hanno sollevato l’indignazione globale, ma cosa esattamente si potesse dedurre dai metadati (dati ricavati dallo studio incrociato di siti visitati, preferenze di genere, email, ecc.) sulle telefonate dei gestori statunitensi non era ancora del tutto chiaro.
I portavoce del governo USA hanno detto più volte che queste informazioni non permettono di ledere la privacy dei cittadini, ma l’ultimo studio in materia dell’Università di Stanford sembra dimostrare il contrario. Tre ricercatori dell’ateneo di Palo Alto, California, hanno raccolto – previo consenso – i metadati telefonici di 823 persone, facendo installare ai volontari una semplice App per Android. Il software ha registrato orario e numero di telefono di ciascuna chiamata, oltre ai messaggi inviati e ricevuti: in tutto, ha catalogato 1,2 milioni di messaggi di testo e 250.000 chiamate.
Nulla è stato registrato sul contenuto di questi scambi: l’App ha solo rivelato chi chiamava chi, e in quale momento. Ma tanto è bastato per risalire, attraverso semplici incroci con le informazioni personali presenti su Google, Facebook e Yelp (un sito di recensioni), a informazioni molto personali sugli utenti coinvolti. Dell’82% di loro si è scoperto il nome, del 57% la città di provenienza; si è saputo se fossero fidanzati e il numero del partner; quali uffici, ospedali, farmacie avessero contattato; a quale fede religiosa appartenevano, e quali abitudini avessero.
Di un utente si è scoperto che aveva un problema al cuore; i metadati di un altro hanno suggerito che avesse avuto una diagnosi di sclerosi multipla; quelli di una donna hanno rivelato una gravidanza appena scoperta. Un volontario aveva appena acquistato un fucile semi-automatico; un altro stava predisponendo la casa in maniera tale che crescesse una piantagione di marijuana.
Il tutto, senza entrare nel merito delle telefonate, ma soltanto con un attento lavoro di tabulati e con un budget limitato: non è difficile immaginare la mole di informazioni personali a cui doveva avere accesso l’NSA, che prima delle recenti restrizioni, a partire da un singolo numero di telefono, poteva raccogliere metadati su decine di milioni di persone.
Come teorizzato anni prima in un telefilm fantascientifico dal titolo Fisheye, ormai è palese che sul web non siamo invisibili, tutt’altro. La privacy su internet non esiste!
Lascia un commento