Due dei tre ragazzi ceceni che hanno ammazzato di botte Niccolò Ciatti in un locale di Lloret de Mar (Spagna) sono stati rilasciati e faranno ritorno in Francia, dove vivono come richiedenti asilo. Resta in carcere solo colui che ha sferrato il calcio che probabilmente ha provocato la morte del 22enne fiorentino mentre, dopo essere stato barbaramente aggredito, si trovava sul pavimento del locale St Trop’.
Consumato dal dolore, il padre del giovane italiano ha dichiarato:
Credo che per queste persone non sia un problema sparire, perché penso siano dei professionisti del male. Vorrei che i due siano arrestati: abbiano le loro conseguenze per quello che hanno fatto perché, secondo la polizia spagnola, scappavano e non credo che scappassero tanto per fare.
Dopo i fatti di sangue, avvenuti nella notte tra venerdì e sabato, la discoteca è stata chiusa in via precauzionale. Il provvedimento è scattato lunedì pomeriggio, in seguito al sopralluogo dei rappresentanti del Consiglio comunale, agenti di polizia e funzionari amministrativi per verificare se il protocollo di sicurezza avesse funzionato correttamente. Sarebbero state riscontrate diverse “anomalie di forte gravità nel sistema di sicurezza”, ad esempio erano solo 9 gli uomini della security chiamati a vigilare sulla sicurezza di circa 2.000 ragazzi accorsi al St Trop’, tra i locali più conosciuti di LLoret de Mar.
Inoltre, bisognerà appurare se il personale della discoteca abbia cercato di fermare i tre ceceni ed abbia fatto tutto il possibile per soccorrere Niccolò. Anche gli amici del giovane fiorentino affermano di non aver ricevuto alcun aiuto per soccorrere il 22enne:
Nessuno li ha fermati, nessuno ci ha aiutato nemmeno a sollevare il corpo e portarlo fuori, dove dopo mezz’ora è arrivata l’ambulanza.
Uno degli amici di Ciatti, Alessandro Cattani, ha raccontato a Repubblica cosa è successo dopo che la discussione per una spinta è degenerata a causa della violenza dei tre:
Niccolò ha tentato di difendersi ma non ce l’ha fatta, l’abbiamo visto cadere, abbiamo cercato di fare il possibile per salvarlo ma le abbiamo prese. Non sapevamo come difenderci da quelle belve.
Abbiamo chiesto aiuto più volte, ma inutilmente. Anche quando i tre aggressori sono scappati abbiamo urlato alla gente di aiutarci. Ma nessuno si è fatto avanti.
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