Di Cristina Casella
È il 24 giugno del 2014 quando tra i palazzi scorticati del Parco Verde di Caivano, cittadina a nord di Napoli, si consuma una terribile tragedia. A fare da sfondo a questa brutta vicenda c’è un enorme comprensorio di edilizia popolare. Qui vivono oltre 6.000 persone, tra aiuole incolte, tombini aperti e siringhe sparse ovunque. Il tipico degrado in cui versano molte periferie.
Al civico numero tre abita Fortuna Loffredo, una bimba di soli sei anni che quella mattina precipita misteriosamente dall’ottavo piano. Il suo esile corpicino viene rinvenuto sul selciato del cortile. È un inquilino del palazzo, Salvatore Mucci, a fare la triste scoperta. In pochi minuti viene allertato il vicinato, compresi i parenti della piccola. La corsa in ospedale, immediata, si rivela vana. Le ferite riportate da Fortuna sono troppo gravi. Non c’è più nulla da fare.
Una caduta accidentale, si è sostenuto sin da subito. Qualcosa, però, spinge la famiglia ad indagare più a fondo sull’intero accadimento.
Fortuna, conosciuta da tutti con l’appellativo di “Chicca”, quel giorno si reca a giocare a casa della sua amichetta Dora. Soltanto poche rampe di scale separano le due abitazioni, poste rispettivamente al sesto e al settimo piano dello stabile.
Sono circa le 11:30 del mattino. La bimba dice alla madre che sarebbe salita di sopra dalla compagna di giochi. A lei si accodano il fratellino Alessio ed il cuginetto. Quello che succede dopo, purtroppo, non è ancora del tutto chiaro.
Sì, Chicca è venuta da me, ma stavo passando lo straccio a terra e non l’ho fatta entrare. Così è andata via” afferma Marianna Fabozzi, madre di Dora.
A smentire la versione della donna, però, sono i due bambini che hanno seguito Fortuna al piano superiore. La piccola è entrata in quell’appartamento, trascorrendo pochi minuti seduta sul divano. La permanenza si interrompe quando Chicca accusa dolore ai piedi. Per tale motivo decide di uscire e andare a cambiarsi le scarpe. Una manciata di minuti prima che si oda un sordo tonfo. Seguono le urla di chi si è trovato dinanzi al corpo esanime della povera bimba.
Che cosa è successo? Da dove è caduta Chicca? E, soprattutto, c’era qualcuno con lei negli istanti che precedono il volo nel vuoto?
Un incidente domestico, una fatalità. È questa l’ipotesi maturata nelle ore successive al tragico evento. Niente di più sbagliato. L’ostinazione dei familiari e degli stessi legali, difatti, conduce ad una verità sconcertante: Fortuna Loffredo ha subìto abusi sessuali. Le risultanze autoptiche confermeranno tale atrocità.
Sono queste certezze, dunque, a rappresentare il fil rouge cui si lega un altro episodio.
Un anno prima, precisamente il 27 giugno 2013, un bambino – Antonio – è stato vittima di un incidente simile a quello accaduto a Fortuna. Il piccolo, di soli tre anni, stava giocando vicino ad una finestra semiaperta quando, sporgendosi troppo, è precipitato nel vuoto. Questa la versione raccontata dalla mamma di Antonio, Marianna Fabozzi. Sì, proprio lei, l’inquilina del settimo piano, madre anche di Dora, amichetta di Fortuna. Adesso è chiaro che in quel palazzo avvengono cose molto strane.
Si passa così alla fase delle indagini. Vengono piazzate microspie al fine di intercettare i protagonisti di queste terribili storie, innegabilmente e silenziosamente connesse. Tutti gli inquilini del palazzo vengono interrogati, ma nessuno sembra aver voglia di parlare. Troppa omertà tra quelle mura di periferia.
Saranno i bambini, con l’aiuto degli psicologi, a raccontare agli inquirenti una tremenda realtà. I disegni dei piccoli hanno qualcosa che non va, così come i loro comportamenti. Le figlie di Marianna Fabozzi, di 11, 6 e 4 anni, contribuiscono all’arresto del convivente della madre, Raimondo Caputo. Le testimonianze delle bambine dimostrano che tra gli imponenti caseggiati del “Parco Verde” si è nascosto, per lungo tempo, un orco. Un volto familiare che da anni perpetrava abusi su minori. Quel 24 giugno, Caputo, avrebbe costretto la piccola Chicca a salire sul terrazzo, abusando di lei per l’ennesima volta. Dinanzi al disperato tentativo di ribellione della piccola, l’uomo l’avrebbe lanciata nel vuoto.
Caputo è attualmente in carcere, condannato dalla Corte d’Appello alla pena dell’ergastolo. Arrestata anche la sua compagna, Marianna Fabozzi. Per lei la Cassazione ha previsto 10 anni di reclusione.
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