
A soli 30 anni, Enrico De Pedis è sospettato di essere uno dei malavitosi romani più potenti. Erede del clan Giuseppucci-Abbruciati, ha un ruolo di primo piano nel traffico di droga e costituisce un legame tra il crimine organizzato romano e la mafia siciliana. Un boss sul quale pendono diversi mandati di cattura, emessi dal giudice istruttore Catenacci, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, rapine, falso, porto abusivo di armi da fuco, omicidi e tentati omicidi.
Latitante da ben 2 anni, il vice-questore Rino Monaco riesce a metterlo in trappola: il nuovo capo della squadra mobile conosce bene la malavita romana e la pericolosità sociale del De Pedis. Si tratta quindi non di un arresto di routine, ma dell’importante tassello di un’operazione volta ad attaccare i gangli vitali della mala della Capitale andando a minare soprattutto i legami con le altre mafie.
Il commissario Gianni Santoro da tempo tiene sotto controllo Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore della Lazio Bruno Giordano, che si sa essere legata a criminali di grosso calibro. Quando la donna entra in un auto in cui ad aspettarla c’è un giovanotto di bell’aspetto, la squadra di specialisti del pedinamento capisce che probabilmente si tratta proprio del super ricercato Enrico De Pedis. Il 28 Novembre 1984 i due vengono sorpresi dalla polizia nella lussuosa garconnierre del criminale in via Vittorini 103 all’EUR. A nulla serve la patente falsificata in base alla quale quell’uomo risulta chiamarsi Cesare Tafanelli, un commerciante di alimentari amico di Renatino.
Di De Pedis si conoscono i legami con personaggi come il siciliano Francesco Cannizzaro, trafficante internazionale di eroina, come i fratelli Ferrera di Catania e Ko Ba Kin, detto il Cinese, narcotrafficante di Singapore divenuto collaboratore di giustizia che con le sue rivelazioni ha contribuito a smantellare l’organizzazione mafiosa che importava droga dalla Tailandia.
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