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La Setta del Reverendo Jim Jones e la Strage di Jonestown

12 Marzo 2015 da admin Lascia un commento

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La storia, purtroppo, è piena di episodi di violenza generati dal fanatismo politico e religioso, dalla follia omicida o semplicemente dalla volontà di un popolo di non accettare la resa al nemico e la riduzione in schiavitù. Episodi descritti dalle cronache e tristemente rimasti nel ricordo di ognuno di noi. Centinaia e centinaia di persone hanno sacrificato, consapevolmente, la propria vita nel nome di un Dio, di Satana, di un capo carismatico, pensando di aver trovato un porto sicuro, la salvezza.

È il caso del suicidio di massa avvenuto nel 1978 a Jonestown in Guyana, uno stato dell’America del Sud in cui 913 membri della setta del Tempio del Popolo, compresi 219 bambini, si tolsero la vita con il cianuro. La setta era stata fondata dal reverendo Jim Jones, al quale stava particolarmente a cuore l’integrazione delle persone di colore.

Ben presto, però, i suoi sermoni, che inizialmente trattavano solo argomenti di integrazione e di giustizia sociale, cominciarono ad assumere toni fortemente missionari, finendo con l’identificare lo stesso reverendo Jones con il Messia del Cristianesimo. Jones aveva molti seguaci ed i più fedeli erano addirittura circa 150.

La sua attività di aggregatore di masse imponeva ritmi molto intensi e, per sostenerli, iniziò a fare massiccio uso di farmaci e anfetamine. Utilizzava tali sostanze anche per punire coloro che nutrivano dei dubbi sulle capacità soprannaturali millantate dal sedicente reverendo-santone. Era impossibile abbandonare la setta, chi manifestava tale intenzione veniva perseguitato e minacciato dalla schiera dei fedelissimi di Jones.

Fu nel 1974 che il reverendo volle mettere in moto un progetto ambizioso: quello di costruire, in Guayana, un tempio che potesse accogliere tutti i suoi seguaci. Jones lo descriveva come un luogo meraviglioso, ma in realtà era una vera e propria prigione perché, a chi ne faceva parte, veniva proibito qualunque contatto con l’esterno.

Il reverendo Jones era  in realtà un tiranno che esaltava il culto della morte, affermando che  un evento tanto importante non poteva essere lasciato al caso. Cominciò così a parlare di suicidio rivoluzionario, collettivo, e fece pressioni sui collaboratori più stretti perché trovassero un valido sistema per mettere in pratica la sua folle idea.

Il momento arrivò quando la comunità ed i metodi che si praticavano al suo interno cominciarono ad attirare l’attenzione dei giornalisti e le richieste dei membri di abbandonare il gruppo diventarono sempre più frequenti. Barili pieni di cianuro e di altre sostanze altamente tossiche furono portati nel tempio e tutti, persino anziani e bambini, furono indotti ad ingerire la mortale bevanda o ad iniettarsela endovena.

La notizia dell’orrido massacro giunse alle autorità statunitensi e,  grazie all’FBI, si impedì che il suicidio rituale imposto dal reverendo si estendesse anche alle altre sedi della setta, che si trovavano in California. Nel suicidio collettivo, trovò la morte anche lo stesso Jones che decise di farsi sparare.

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