
Di Patrizia Oliverio
Robert William Pickton, noto anche come The Pig Farm Killer, nasce il 24 ottobre 1949 a Port Coquitlam in Canada. Ex allevatore di maiali, pare sia il serial killer più prolifico del suo Paese.
Ragazzo timido ed estremamente legato a sua madre e al fratello, sviluppa un attaccamento morboso per alcuni animali di cui si prende cura nella fattoria. A scuola si comporta male e spesso viene escluso dai compagni per i suoi strani comportamenti e la scarsa igiene, abbandona gli studi a soli 15 anni. In seguito lavora come macellaio per alcuni anni, prima di tornare alla fattoria dopo la morte dei suoi genitori all’inizio degli anni ’70. Insieme a lui nella grande fattoria lavora il fratello, David, che si occupa della maggior parte delle altre attività agricole.
Negli anni ’90, Vancouver si sta espandendo rapidamente e la loro terra viene valutata milioni di dollari. Per questo motivo i due fratelli cominciano a venderne grandi porzioni ai costruttori immobiliare, conservando solo dieci acri di terra. Nel 1996 i Pickton fondano un’organizzazione no-profit registrata come Piggy Palace Good Times Society. Il loro obiettivo è quello di organizzare grandi rave party, spacciandoli balli, funzioni, spettacoli ed esibizioni per conto di organizzazioni sportive e altri gruppi. Questi eventi, che arrivano ad attirare più di duemila persone, vedono la partecipazione di un gran numero di bande e prostitute.
Il quartiere Downtown Eastside di Vancouver, noto per l’alto tasso di povertà, i senzatetto e il consumo di droga, ospita tantissime prostitute, l’80% delle quali proviene da altre città e non ha contatti con la propria famiglia da anni. Inoltre, le donne nutrono una profonda sfiducia nei confronti della polizia e delle altre autorità. E’ qui che Pickton sceglie molte delle sue vittime.
Nel corso degli anni, con l’escalation di sparizioni, cominciano a circolare voci sulla presenza di un serial killer. Gli sfruttatori iniziano ad annotare i numeri di targa delle auto che caricano le prostitute. La polizia di Vancouver, però, si rifiutata categoricamente di considerare che le donne siano morte o che in zona ci sia un serial killer. Per le forze dell’ordine, infatti, è più facile presumere che le donne si siano allontanate volontariamente o che siano morte per overdose.
Il 22 marzo 1997 Robert porta una donna nella sua fattoria e, quando cerca di ammanettarla, lei reagisce afferrando un coltello da cucina. I due lottano ferendosi a vicenda, poi la donna corre in strada per chiedere aiuto. Viene portata in ospedale e sottoposta ad un delicato intervento chirurgico, nello stesso luogo il feroce serial killer sta ricevendo le cure per le ferite riportate. In una delle sue tasche un infermiere trova la chiave che apre le manette messe ai polsi della vittima, così Pickton viene arrestato e accusato di tentato omicidio, aggressione con un’arma e reclusione forzata. Le accuse, però, vengono ritirate perché la donna – il cui nome è protetto da un divieto di pubblicazione – non è considerata attendibile a causa della conclamata tossicodipendenza. Willy se la cava sostenendo che si tratta di un’autostoppista che lo aveva aggredito.
Nel 2002 la polizia esegue un mandato di perquisizione per armi da fuoco non registrate nella fattoria di Pickton. In quell’occasione vengono trovati un inalatore appartenente ad una donna scomparsa da Vancouver e una borsa contenente siringhe piene di un liquido blu, ritenuto antigelo. Quando gli agenti tornano sul posto, fanno una macabra scoperta: in un congelatore ci sono dei secchi contenenti testa, mani e piedi di due donne. Nel mattatoio, nei bidoni della spazzatura vengono rinvenuti la testa, le mani e i piedi di Mona Wilson; ci sono anche due ossa mascellari e le ossa delle mani di un’altra vittima.
Sebbene venga accusato formalmente solo di 6 omicidi, le tracce di DNA, trovate sia nei congelatori che sugli oggetti personali dell’assassino seriale, lo collegano alla scomparsa di altre 27 donne. In prigione, parlando con un agente sotto copertura, Pickton ammette di aver ucciso in totale 49 donne. Si crede che si sia sbarazzato dei corpi mettendo i loro resti in un macchinario per tritare la carne e dandoli da mangiare ai suoi maiali. Da analisi fatte su un maiale rinvenuto nel suo congelatore, viene confermato che l’animale era contaminato da carne umana.
Il processo inizia il 30 gennaio 2006, ma serve quasi un anno prima che la Procura decida quali prove fossero ammissibili. Alla fine il giudice decide che le ossa non identificate risultano inammissibili, per mancanza di prove. Inoltre divide i capi di accusa, suddividendoli in sei, sia per accelerare il processo che per fornire meno opportunità alla difesa di far valere un errore giudiziario.
Il serial killer viene condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale per 25 anni. Le ulteriori 20 accuse vengono formalmente sospese nel 2010, poiché l’impianto accusatorio non era tanto solido da portare con certezza ad un aumento della pena.
Il caso diventa un punto critico nella più ampia questione delle donne indigene scomparse e uccise in Canada. Nel 2012, un’indagine del governo provinciale conclude che i fallimenti della polizia – incluso il lavoro investigativo non diligente, aggravato da pregiudizio sociale nei confronti delle prostitute e delle donne indigene – hanno portato ad una mattanza di proporzioni epiche.
L’inchiesta ha emesso 63 raccomandazioni, inclusa quella che ha portati alla creazione di una forza di polizia regionale per consentire una cooperazione tra le forze dell’ordine più efficace e meno frammentata. É stato chiesto anche un finanziamento adeguato per la creazione di rifugi di emergenza per le donne vittime della tratta e per risarcire i figli delle donne scomparse. Il dipartimento di polizia di Vancouver ha implementato diverse modifiche, politiche e procedurali, alle sue tecniche di indagine sulle persone scomparse. L’Unità per la Ricerca delle Persone Scomparse è stata inserita nel Dipartimento di polizia; inoltre le indagini devono iniziare senza indugio, i membri della famiglia vanno informati regolarmente e consultati prima del rilascio delle informazioni e il fascicolo del caso va tenuto aperto fino a quando non viene trovata la persona scomparsa.
Nel 2016 un libro autobiografico, presumibilmente scritto da Robert Pickton, è stato pubblicato da una casa editrice in Colorado. Messo in vendita su Amazon, poco dopo è stato ritirato a causa dell’indignazione pubblica.
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