
Mostro di Bargagli è l’appellativo creato dalla stampa per indicare l’autore, o gli autori, di una serie di sette omicidi avvenuti tra 1944 e il 1983 a Bargagli, un paese sulle colline genovesi della val Bisagno in Liguria.
Le vittime furono tutte uccise a colpi di pistola ed i motivi sono tuttora da chiarire. Inoltre, ad oggi resta il forte sospetto che alla serie di delitti siano collegati episodi avvenuti durante la seconda guerra mondiale, che ebbero come protagonisti fascisti e partigiani. Gli omicidi furono davvero tanti e Bargagli, negli anni in cui il serial killer o i serial killer agirono, divenne una vera e propria Cittadina degli orrori. Gli episodi legati al mostro sarebbero caratterizzati da moventi di avidità e dalla volontà di non far scoprire pregresse azioni criminali.
I giornalisti, in seguito, hanno scoperto che gli omicidi attribuibili al mostro sono addirittura 23 e che, a partire dall’immediato dopoguerra, risulterebbero tutti collegati ad un unico episodio scatenante. All’origine della catena di delitti ci sarebbe la sparizione di un tesoro costituito da banconote, gioielli ed oro sulle colline di Bargagli, trasportato da truppe naziste e repubblichine in fuga da Genova il 25 Aprile del 1945, durante la Liberazione.
Nei fatti criminosi pare sia coinvolta anche la cosiddetta Banda dei Vitelli, un gruppo che faceva profitti con la vendita al mercato nero di carni e che, durante la Liberazione, si era affiliato al movimento della resistenza con lo scopo di trarne un personale beneficio. Si presume che la banda si sia impossessata di parte di quel tesoro e che negli anni successivi abbia minacciato ed ammazzato chiunque avesse avuto l’intenzione di rivelare l’accaduto.
Nel furto del tesoro, avvenuto tra il 25 ed il 27 Aprile del 1945, sarebbero coinvolti, oltre che gruppi criminali partigiani e milizie nazifasciste in fuga, anche truppe di liberazione alleate giunte in zona. Tra i sospettati anche i partigiani della Cichero che, guidati dal comandante Aldo Gastaldi, avevano il compito di tenere sotto osservazione gli eventi sulle montagne circostanti.
Le indagini della magistratura, negli anni Settanta e Ottanta, non portarono a nessun risultato concreto e la storia venne archiviata, anche perché molte delle persone coinvolte sono emigrate o sono morte. Le vittime collegate al Mostro di Bargagli in ordine cronologico:
- Carmine Scotti, appuntato dei Carabinieri, ucciso il 14 Febbraio 1944 dopo essere stato torturato per due giorni. Venne seppellito prima nel cimitero di Bargagli e poi in quello di Gattorna.
- Quattro partigiani uccisi il 24 Aprile 1945 in una villetta di Sant’Alberto, frazione di Bargagli.
- Quattro persone uccise da una mina anticarro il 26 Aprile 1945 nella piazza di Bargagli.
- Federico Musso, detto “Dandanin“, becchino di Bargagli, ucciso il 9 Novembre 1961.
- Maria Assunta Balletto, ex staffetta partigiana, uccisa a sprangate il 17 Dicembre 1969.
- Cesare “Ce” Domenico Moresco, campanaro della chiesa parrocchiale, ucciso a sprangate il 21 Aprile 1971.
- Maria Ricci, amica di Maria Assunta Balletto, ex staffetta partigiana, il 24 Settembre 1971 viene quasi ammazzata dal mostro, ma fortunatamente riesce a sopravvivere.
- Gerolamo Canobbio, detto “Draghin“, ucciso con sette sprangate il 13 Novembre 1972, dopo che era sopravvissuto nello stesso anno ad un tentato omicidio.
- Giulia Viacava, “Nini”, legata da una relazione amorosa al “Draghin“, uccisa a sprangate il 23 Marzo 1974, nella stessa strada dove venne trovato il suo amante.
- Pietro Cevasco, anch’esso amante di “Nini”, trovato impiccato il 25 Gennaio 1976.
- Carlo Spallarossa, ucciso a sprangate e poi buttato giù da un dirupo il 18 Giugno 1978.
- Francesco Fumera, contadino ferito al braccio da un colpo di fucile il 10 Novembre 1980.
- Carmelo Arena, disoccupato ferito da diverse fucilate il 20 Dicembre 1980, muore il giorno di Natale.
- Baronessa Anita De Magistris, pianista e direttrice del coro parrocchiale, viene quasi uccisa a sprangate il 30 Luglio del 1983, muore una settimana dopo. La baronessa era moglie di Paul Drews, l’ufficiale della Wehrmacht che nel ’44 era di stanza nei cantieri navali di Riva Trigoso e che venne ucciso il 19 Aprile dello stesso anno.
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