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Ti trovi qui: Home / Delitti & Biografie Criminali / Joseph James DeAngelo, da poliziotto ad assassino seriale noto come Golden State Killer

Joseph James DeAngelo, da poliziotto ad assassino seriale noto come Golden State Killer

1 Dicembre 2021 da Webmaster Lascia un commento

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Di Patrizia Oliverio

Un lavoro stabile e una famiglia che si preoccupa per lui: due sorelle e un fratello più giovani. Secondo un parente, all’età di 9 anni avrebbe assistito alla brutale violenza subita dalla sorella di soli 7 anni da parte di due aviatori in un magazzino nella Germania Ovest, dove si trovava la sua famiglia. Poliziotto in servizio nelle cittadine californiane di Exeter e Auburn, la sua carriera nelle forze dell’ordine si interrompe nel 1979, quando viene licenziato con l’accusa di furto. In seguito lavora per 27 anni in un supermercato, i vicini lo conoscono per il modo maniacale in cui cura il suo prato e per la passione per il modellismo. Per tutti loro è uno shock quando i giornali nazionali riportano la notizia dell’arresto nella strada in cui abitano del Golden State killer, autore di omicidi, stupri e rapine. Dopo quasi 40 anni, il serial killer più famoso della California ha un nome: Joseph James DeAngelo.

Le forze dell’ordine nel corso degli anni non hanno mai smesso di investigare e nel 2001 l’FBI arriva ad offrire una ricompensa di 50mila dollari a chiunque avesse fornito informazioni utili alla risoluzione del caso. All’inizio la specialità di DeAngelo è quella di spiare le persone, poi quella di introdursi nelle loro case. A volte preannuncia il suo arrivo con frequenti telefonate, mute o minacciose. Si insinua di nascosto spuntando all’improvviso dal buio, sul volto un passamontagna scuro e in mano un coltello. Aggredisce sessualmente le donne, prende qualche soldo e scappa via: una dinamica semplice e collaudata. A un certo punto, però, non gli basta più: ogni volta che la fa franca, che riesce ad allontanarsi indisturbato dall’uscita sul retro, crescono in lui il senso di onnipotenza e il desiderio di andare sempre oltre.

Passa così dalle donne single alle coppie. Ormai ha raggiunto un tale controllo di sé da poter gestire due ostaggi contemporaneamente: costringe entrambi a farsi legare, poi stupra la donna davanti al suo compagno. Diventa sempre più crudele cominciando a impilare piatti e stoviglie sulle mani legate dell’uomo dicendogli che, se li avesse fatti cadere, avrebbe ucciso la sua dolce metà. Oltre ad umiliare le vittime, soggiorna a lungo nelle case bevendo il loro vino, mangiando nei loro piatti ed usando le loro cose.

I primi a morire sono Robert Offerman, 44 anni, e Debra Alexandra Manning di 35, uccisi a colpi di pistola a Goleta. Sulla scena del crimine vengono trovate impronte di un grosso cane, il che fa supporre che l’assassino potesse averne portato uno con sé. Poi è la volta di Charlene e Lyman Smith, uccisi a bastonate a Ventura e dopo quella di Keith e Patrice Harrington, sposi da appena 3 mesi. Manuela Witthuhn, invece, è sola in casa quando viene aggredita, stuprata e uccisa. Ancora colpi di pistola per Cheri Domingo e Gregory Sanchez uccisi diversi isolati a sud del condominio dove viveva Robert Offerman. Janelle Cruz, viene uccisa a colpi di chiave inglese, mentre i genitori sono in vacanza in Messico.

Nel 1986 i giornali sono pieni di articoli e foto delle scene dei 12 omicidi del mostro. L’ FBI, che dalle prime aggressioni ha cominciato a seguire il caso, traccia un identikit molto preciso del killer californiano: maschio bianco, capelli biondi o castani, occhi chiari, alto circa 1,78, sangue di tipo A, fisicamente agile. Un uomo che probabilmente aveva tra i 18 e i 25 anni quando iniziano gli stupri nel 1976 e tra i 60 e i 75 anni nel 2018. Un’età emotiva equivalente a 26-30 anni al momento dell’inizio degli omicidi nel 1979, impegnato in comportamenti parafiliaci e sesso brutale anche nella sua vita personale. Sessualmente funzionale, capace di eiaculazione sia con partner consenzienti che non consenzienti.

Il Golden State Killer, dunque, accomuna tre profili e tre crimini diversi: omicidi, stupri e furti. Grazie alla sua precisa metodica, in principio le autorità si mettono alla ricerca di tre persone diverse ed è solo grazie alla giornalista Michelle McNamara che si torna a parlare del caso e in particolare della possibilità di identificare il serial killer attraverso il test del DNA. Il detective Paul Holes carica le tracce biologiche, che il killer ha lasciato dopo uno stupro, sul sito web GEDmatch, in grado di individuare da 10 a 20 lontani parenti del soggetto ignoto, aiutandolo così a costruire un vero e proprio albero genealogico dell’assassino seriale. Un campione di DNA viene raccolto di nascosto dalla maniglia della portiera  dell’auto di DeAngelo, un secondo viene estratto da un fazzoletto di carta che l’uomo ha buttato nel bidone della spazzatura: entrambi riconducono all’autore degli efferati crimini.

Al momento dell’arresto, nel 2018, Joseph James DeAngelo ha 73 anni e vive insieme alla figlia e alla nipote. Durante il processo si dichiara colpevole di 13 omicidi, evitando così la pena di morte. Il 21 Agosto 2020 viene condannato definitivamente all’ergastolo e attualmente è rinchiuso nella prigione di Corcoran. Il procuratore distrettuale della Contea di Sacramento, Anne Marie Schubert, lo ha definito un “sociopatico in azione”. Dopo essere rimasto in silenzio durante le testimonianze di alcune delle vittime, prima della lettura della sentenza, DeAngelo si è detto dispiaciuto per tutti quelli che ha ferito.

© Riproduzione riservata

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