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La morfopsicologia è la scienza che studia le corrispondenze tra le forme del viso e i tratti della personalità. Il viso è solitamente la prima cosa che ci colpisce quando incontriamo una persona, i suoi tratti e la sua mimica generano in noi quella simpatia, o quella antipatia, che determinerà gran parte del nostro rapporto.
Da sempre l’umanità ha tentato di darsi dei parametri per determinare con certezza il significato dei tratti del volto. La morfopsicologia è uno dei metodi più moderni di studio sistematico del viso e si ispira anche alle teorie psicologiche elaborate dai due capostipiti della psicanalisi: Sigmund Freud e Carl Gustav Jung. Questo studio nasce in Francia nella prima metà del ‘900 per merito del Dottor Louis Corman – psichiatra e psicologo infantile – ed è uno strumento d’indagine del carattere dell’uomo attraverso i tratti del volto, i segni del suo viso e delle sue espressioni.
A differenza della fisiognomica, non considera il volto in modo analitico e statico ma in continua trasformazione dinamica: ogni singolo elemento del volto assume significati che possono essere diversi a seconda del contesto in cui si inserisce, pertanto possiamo affermare che la morfopsicologia è lo studio dinamico del volto durante il suo percorso di vita e in base allo stile di vita che intraprende.
Gli studi di morfopsicologia iniziano con Cesare Lombroso: egli studia la fisiognomica applicata non tanto alla medicina, quanto alla scienza forense e alla psichiatria. I limiti di queste teorie, però, consistevano in una visione meccanicistica assai pericolosa dato che schematizzavano questa scienza e non prendevano in considerazione l’aspetto dinamico. Non va dimenticato, però, che il Lombroso era figlio del suo tempo e, anche se i suoi studi erano rivoluzionari, vanno contestualizzati nell’epoca in cui è vissuto.
In realtà è Louis Corman il vero fondatore storico della morfopsicologia perché introduce il concetto dell’ambiente psicologico in cui cresce l’individuo, che è fondamentale per le modificazioni morfologiche del viso. I limiti di questo studio sono rappresentati dalla mancanza di una legge che decodifichi le modalità con cui il viso si modula in funzione dell’ambiente.
Claude Sigaud (1865-1921) introduce la legge di dilatazione e retrazione (legge fondamentale della morfopsicologia) che consiste in:
- la forma umana si dilata, si espande in un ambiente favorevole in cui può facilmente adattarsi;
- la forma umana si ritrae, si contrae, in un ambiente ostile di difficile adattamento.
Partendo da ciò si distinguono i dilatati dai ritrattati. I dilatati sono definiti iposensibili e incapaci di fare una cernita tra stimoli nocivi e stimoli positivi. Si caratterizzano pertanto per la loro capacità di assorbimento e per il pericolo di vita che corrono quando la nocività degli stimoli assorbiti supera una certa soglia. I ritrattati sono definiti ipersensibili e molto elettivi nel selezionare gli stimoli. Per questo sono in grado di fare una cernita molto accurata di ciò che può entrare e di ciò che non può entrare in contatto con loro.
Secondo Louis Corman la dilatazione o retrazione esprime chiaramente non solo un aspetto clinico medico come lo intendeva Sigaud, ma anche e soprattutto una dinamica di due opposti istinti vitali, l’istinto di espansione e quello di conservazione.
Il movimento fisico, biologico e psicologico di dilatazione corrisponde all’istinto di espansione.
Il movimento fisico, biologico e psicologico di retrazione corrisponde all’istinto di conservazione.
Il vero istinto della vita è l’istinto di espansione perché spinge l’individuo verso l’ambiente, alla sua conquista e alla sua realizzazione.
È però importante sottolineare che l’istinto di conservazione, e quindi il movimento della retrazione, è sempre un fenomeno attivo che serve a conservare la vita.
La retrazione non è un’atrofia di un tessuto o la perdita di vitalità, ma al contrario una reazione di difesa che serve a preservare l’individuo da una patologia o da una perdita della sua energia vitale.
La legge di dilatazione e retrazione di Sigaud si basa in maniera fondamentale anche sullo studio della cellula: ogni cellula messa in un humus biologico idoneo si espande, ogni cellula messa in un humus biologico non idoneo si ritrae.
Questi due istinti gestiscono quindi l’energia dell’uomo.
Questo concetto corrisponde nella medicina tradizionale cinese al concetto di yin e yang che sono rappresentazioni del Qi.
Lo yin non è passività, è quiete in movimento, è solo in apparenza uno stato di passività, ma in realtà è un momento di meditazione, di intimità, di elaborazione mentale, di intuizione e quindi di attività interiore.
Lo yang, invece, è frenetico ed espansivo e una persona deve avere in sé entrambi gli elementi per autogestire in maniera adeguata la propria energia vitale, le proprie risorse energetiche.
Un altro aspetto della morfopsicologia è la definizione di tratti del volto tipici di ogni fase della vita. Quali sono i parametri che permettono di stabilire queste fasi? Qui la morfopsicologia si riallaccia alle teorie di Freud sull’evoluzione della personalità dalla prima infanzia all’età adulta. Lo studio dei tratti del viso permette di stabilire a quale età la persona è rimasta più legata. Ci sono persone adulte che hanno conservato tratti tipici dell’infanzia, o dell’adolescenza, e questi tratti si traducono poi in tendenze psicologiche.
Il volto ci parla e ci comunica delle sensazioni e delle percezioni che la nostra mente non evita ma, anche inconsapevolmente, immagazzina e ci spinge ad avere un certo comportamento o a fare determinate azioni oppure no. Non solo gli occhi sono lo specchio dell’anima: ogni tratto, ogni espressione, ogni ruga del volto è un indizio che svela i pensieri nascosti, le vere emozioni, persino la storia delle persone che ci stanno intorno. Saper leggere questi indizi significa conoscere meglio le persone che ci troviamo di fronte in modo da poter valutare e comprendere i loro pensieri ed atteggiamenti.
È difficile impedire al corpo di rivelare ciò che pensiamo e sentiamo davvero, perché indipendentemente dalla nostra volontà, le emozioni trovano sempre un modo per manifestarsi. E il volto è la parte più sensibile del corpo, la sede di ben quattro dei cinque sensi, quella che con più facilità reagisce agli stimoli interni ed esterni.
I tratti del viso rivelano molto di noi, per questo è importante saperli leggere. Per poter analizzare un volto è necessario distinguere i seguenti elementi:
- quadrato o grande viso, è la struttura ossea sulla quale poggiano i muscoli temporale e massetere, responsabili della masticazione. E’ una struttura fissa. Esprime la vivacità, la potenza e la capacità di un individuo di realizzare i propri obiettivi. Riproduce le strutture del corpo. Dà informazioni sui bisogni e sulle tendenze inconsce della personalità.
- I recettori sensoriali o piccolo viso sono la vista, l’olfatto e il gusto. Esprimono il modo in cui un individuo reagisce all’immediato e rendono manifesto le tendenze profonde, espresse dal quadrato.
- Il modellato è il contorno del viso. Dà informazioni sulla ricettività e sull’attività dell’individuo.
- La mimica esprime la vivacità degli scambi. Dà informazioni su cosa sente, come si vede e cosa pensa l’individuo.
A questi elementi si aggiunge l’analisi delle emifacce, che danno informazioni sulla parte attiva (destra) e quella recettiva (sinistra). E’ molto importante capire se tra le due c’è simmetria o asimmetria per avere dati di integrazione tra le due o predominanza dell’una o dell’altra.
Il volto di ognuno di noi, quindi, è un libro aperto che rivela il nostro carattere, le nostre abitudini, e la nostra anima. Le rughe non dipendono per forza dall’età, ma più semplicemente dalla vitalità della persona, che evidentemente ama manifestare ciò che prova. Sono rughe di espressione quelle che compaiono nel momento in cui assumiamo un’espressione e che seguono la mimica facciale, ma che scompaiono al cambiare dell’espressione. La ruga profonda, invece, è quella che si nota come un solco profondo anche quando il viso è perfettamente rilassato e serio. Sono causate da abitudini e da gesti ripetitivi, tipici di diverse personalità, come l’avvicinare le sopracciglia alla radice del naso, atteggiamento tipico del pensatore. Questi movimenti diventano con il tempo automatici, tanto che la persona non riesce a evitarli. Ecco perché alcuni individui emotivi, hanno un viso ricco di pieghe: le rughe traducono le emozioni, la collera, l’amarezza o il carattere stesso senza che la persona se ne accorga.
Anche le pupille possono dare indicazioni sullo stato d’animo: se si contraggono la persona è annoiata, se si dilatano è attratta da qualcosa o interessata a qualcuno.
Come ogni forma di conoscenza, anche la morfopsicologia deve essere improntata ad un uso etico e responsabile in quanto può essere pericolosa se usata con intenzioni egoistiche o manipolative. Molti sono i vantaggi nei rapporti interpersonali e in ambito commerciale per capire meglio il nostro interlocutore. La base della morfopsicologia è la più semplice delle attività umane: l’osservazione.
Bibliografia
Corman L., (2003) “Viso e carattere, iniziazione alla morfopsicologia”.
Paul Ekman, “Giù la maschera. Come conoscere le emozioni dall’espressione del viso”.
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