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A Beautiful Mind: la lotta di John Nash contro la Schizofrenia

10 Ottobre 2016 da Webmaster Leave a Comment

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Di Nunzia Procida

 

La schizofrenia è una malattia del cervello che si manifesta in termini di disordine del pensiero, della percezione e del comportamento, provocando in chi ne è affetto paranoia, allucinazioni e blocchi emotivi. La schizofrenia impedisce alle sue vittime di comunicare, di capire e interagire con il mondo esterno.

I suoi sintomi sono noti; ciò che invece resta da capire è come e perché questa malattia colpisca circa l’1% della popolazione mondiale. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono circa 24 milioni le persone che nel mondo soffrono di schizofrenia a un qualunque livello. La malattia si manifesta in percentuali simili negli uomini e nelle donne. Nelle donne si osserva la tendenza a sviluppare la malattia in età più avanzata.

In Italia vi sono circa 245.000 persone che soffrono di questo disturbo. Coloro che si ammalano appartengono a tutte le classi sociali. Non si tratta, pertanto, di un disturbo causato dall’emarginazione o dal disagio sociale [1].

Tra le vittime della schizofrenia troviamo profeti [2], grandi artisti [3], serial killer [4], uomini prodigio ma, soprattutto, gente comune.

Contrariamente a quanto accade nei pazienti con doppia o multipla personalità, gli schizofrenici hanno difficoltà a distinguere tra ciò che è reale da ciò che non lo è, molto spesso si isolano anche perché non riescono a trasmettere agli altri neppure le emozioni più comuni. Per meglio gestire la malattia, la maggior parte degli schizofrenici sceglie di farsi seguire da uno psicoterapeuta, assume farmaci e chiede il supporto di amici e familiari.

Nel 2001, Ron Howard racconta in A Beautiful Mind la storia del matematico John Forbes Nash (1928 – 2015), affetto da schizofrenia. Nel film, Nash (Russell Crowe) ricorre agli anti-psicotici durante i periodi peggiori della malattia e, quando nota dei fisiologici miglioramenti, crede di stare guarendo. Il suo ricorso alla forza di volontà lo porta a credere, a illudersi, di poter fare a meno delle medicine che gli impediscono, solo per poco tempo, di vedere le persone che nella realtà, però, non esistono.

Stando a quanto dicono gli esperti, non tutti i soggetti schizofrenici manifestano le stesse allucinazioni: alcuni sentono una o più voci delle quali ignorano la provenienza (paracusie), altri tendono a vedere gli oggetti in maniera distorta, alterata e non così nitidi come, invece, li percepisce Nash.

Nash crede, inoltre, di essere stato ingaggiato dal governo americano per partecipare a una missione segreta per salvare gli Stati Uniti e di essere spiato dai Russi. Nel primo caso, possiamo parlare di una manifestazione di un delirio di grandezza, nel secondo il frutto di un delirio paranoico. Entrambi i sintomi sono comuni tra quanti soffrono di schizofrenia.

La terapia insulinica – utilizzata per indurre il paziente in coma per un massimo di 60 minuti – a cui Nash viene sottoposto oggi, a causa dei suoi risultati devastanti, non viene più somministrata. Gli anti-psicotici, infatti, nel tempo hanno migliorato la loro efficacia anche se, va detto, devono essere considerati una parte – seppur fondamentale – del percorso terapeutico.

È auspicabile che ciascun paziente possa contare su un solido sostegno affettivo e possa confrontarsi con altri soggetti affetti dalla stessa patologia. È proprio Nash, durante la cerimonia di conferimento del Nobel, nel 1994, rivolgendosi alla moglie Alicia (Jennifer Connelly), a riconoscere l’importanza dell’amore, degli affetti, nella sua vita:

“Ho sempre creduto nei numeri, nelle equazioni e nella logica che conduce al ragionamento ma dopo una vita spesa nell’ambito di questi studi, io mi chiedo: cos’è veramente la logica, chi decide la ragione. La mia ricerca mi ha spinto attraverso la fisica, la metafisica, l’illusione e mi ha riportato indietro e ho fatto la più importante scoperta della mia carriera. La più importante scoperta della mia vita. È soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica. Io sono qui stasera solo grazie a te. Tu sei la ragione per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni. Grazie.”

L’importanza del sostegno familiare è stata, infatti, riconosciuta in più occasioni negli ultimi vent’anni dalla Psichiatria che, al contempo, ha sviluppato nuovi percorsi trattamentali e ne ha migliorato le terapie intrafamiliari.




[1] http://www.epicentro.iss.it/problemi/schizofrenia/schizo.asp

[2] Cfr. L. Sterpellone, La Medicina nella Bibbia, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004

[3] Cfr. L. Sterpellone, Famosi e malati. Quando sono i grandi a stare male, SEI, Torino, 2005

[4] Cfr. D. Lunde, Murder and Madness, San Francisco Book Company, San Francisco 1975

© Riproduzione riservata

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