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Opinione precostituita su persone o gruppi, che prescinde dalla valutazione del singolo caso ed è frutto di un antecedente processo di ipergeneralizzazione ed ipersemplificazione, ovvero risultato di una falsa operazione deduttiva.
Questo termine fu usato per la prima volta con questa accezione dal giornalista Walter Lippmann. La maggior parte delle definizioni di stereotipo sottolineano gli aspetti di ipersemplificazione ed impermeabilità all’esperienza.
Se valutati secondo i canoni della logica, gli stereotipi si presentano come strumenti di pensiero “pseudo-logici”.
La cosiddetta erroneità o falsità degli stereotipi è stata analizzata sia con riferimento al processo che porta alla loro formazione (errori formali), sia con riferimento al loro contenuto (errori di fatto o osservazioni non conformi al vero).
Quando si parla di stereotipo in genere si fa riferimento agli stereotipi sociali, ossia a credenze condivise da più persone, mentre gli stereotipi personali rappresentano le opinioni di un singolo individuo. Gli stereotipi sociali o di gruppo sono stati definiti operativamente nei termini della proporzione di membri di un gruppo che sono d’accordo nell’attribuzione di “etichette” ai membri di un altro gruppo (eterostereotipo) o ai membri del proprio gruppo (autostereotipo).
È dalla dinamica dei rapporti interpersonali che emerge più chiaramente la funzionalità degli stereotipi: risparmio di energia psichica, funzione d’integrazione dell’individuo nel gruppo, funzione egodifensiva.
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