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Di Cristina Casella
Siracusa, gennaio 2015. Qui vive una giovane infermiera di 34 anni, Eligia, all’ottavo mese di gravidanza. In grembo porta una bimba, Giulia, tanto desiderata e finalmente prossima alla nascita. La donna è sposata da due anni con il primo ed unico uomo della sua vita, Christian Leonardi. Le nozze si susseguono a un fidanzamento lungo molti anni. Una coppia come tante, felice e raggiante in ogni scatto che li ritraeva assieme. Qualcosa, però, ultimamente turba l’equilibrio di quel matrimonio.
Facciamo un passo indietro, raccontando dall’inizio questa vicenda. È la sera del 19 gennaio, Eligia è in casa e sta vivendo serenamente il periodo della gravidanza. I suoi genitori sono andati via da poco, si erano fermati a cena facendole una sorpresa. Quando lasciano l’appartamento, verso le 21.30, Eligia è tranquilla e in ottima salute. Tutto precipita un paio d’ore più tardi. Il marito della donna, infatti, telefona al 118 chiedendo l’intervento dei soccorsi. La moglie respira a fatica. L’uomo allerta anche il suocero, il quale si precipita immediatamente sul posto. I familiari della giovane, una volta giunti, si rendono conto che per lei non c’è più nulla da fare.
Eligia è riversa in terra, ai piedi del letto, mentre i sanitari cercano disperatamente di rianimarla. Il suo elettrocardiogramma, purtroppo, rimane piatto. La donna è morta. Addosso ha soltanto un maglioncino a collo alto, priva di tutto il resto. Un abbigliamento nettamente differente rispetto a quello indossato a cena dalla stessa. Dettaglio, questo, che non è sfuggito agli occhi dei parenti.
Stando a quanto raccontato da Leonardi, marito di Eligia, i due erano già a letto quando la giovane inizia a sentirsi male. Perché, dunque, non indossa un pigiama? Appare piuttosto strana la scelta di andare a dormire, cambiarsi d’abito ed optare per indumenti non consueti alla circostanza.
I minuti scorrono. Eligia viene dichiarata clinicamente morta, ma i medici del 118 decidono di trasportarla in ospedale per tentare di salvare la piccola vita che porta in grembo. Il palazzo in cui vive, però, è privo di ascensore. Bisognerà aspettare l’arrivo dei vigili del fuoco prima di riuscire a caricarla sul mezzo di soccorso, perdendo – così – tempo assai prezioso. Quando l’ambulanza parte alla volta del nosocomio è all’incirca mezzanotte. I parenti seguono la vettura col cuore in gola, tutti, ad eccezione del coniuge. Leonardi, infatti, si trattiene inspiegabilmente in casa. Per quale motivo? Quando l’ambulanza giunge in ospedale la sala operatoria è già pronta. Eligia è in arresto cardio-circolatorio. Viene effettuato un cesareo, ma la bimba nasce morta.
La famiglia della donna cade nella disperazione più totale. Impossibile non porsi domande dinanzi a una tragedia così grande. Come sono state spezzate quelle due povere vite? Che cosa è successo a madre e figlia?
Spinti dal desiderio di verità in merito alla vicenda, i familiari di Eligia convincono il marito a presentare una denuncia. Quanto accaduto, difatti, lascia presupporre l’ennesimo caso di malasanità, non estraneo a quei luoghi. Il comportamento di Leonardi, però, incute molte perplessità già nei giorni successivi ai fatti. Il 2 febbraio, data in cui è fissata la tumulazione di Eligia e della bambina, l’uomo fa attendere i congiunti per circa mezz’ora. È in banca, deve far dimezzare la rata del mutuo. Un interesse primario il suo, nel momento sbagliato. Come quando moglie e figlioletta giacciono nell’obitorio dell’ospedale, in attesa degli esami autoptici: la sua unica preoccupazione è quella di ritirare lo stipendio di Eligia. Singolare per un uomo che ha appena perso il bene più prezioso: l’amore di una donna e quello di una figlia.
I rapporti tra Leonardi e la famiglia della moglie si incrineranno definitivamente un mese più tardi, prima ancora che l’autopsia faccia emergere un’amara verità. A scatenare il dissapore è una torta a dir poco irriverente che l’uomo fa recapitare a casa del suocero in occasione del suo compleanno. Il dolce, oltre agli auguri, raffigura dei genitali maschili che fuoriescono da uno slip leopardato. Un regalo, questo, che fa pensare ad un gesto di disprezzo nei confronti dei familiari di Eligia, scomparsa da appena un mese e mezzo.
Nel frattempo arrivano i risultati degli esami autoptici. Il contenuto è sconvolgente. Eligia ha subìto un trauma cranico, il quale ha ridotto – se non abolito – il riflesso della tosse e della vigilanza. L’ingestione in trachea di alimenti risaliti dallo stomaco, e non bloccati dal riflesso della tosse, ha scatenato una asfissia, per ostruzione completa delle vie aeree superiori, come dimostrato dai segni anatomo-patologici. Le lesioni riportate al capo, tra l’altro, non sono compatibili con l’eventuale urto della testa al suolo per azione del personale del 118, ma piuttosto con l’azione violenta reiterata da terzi.
Appare chiaro, quindi, che la sera del 19 gennaio è accaduto qualcosa di diverso in quella casa. Eligia non ha avuto alcun malore, né tanto meno è caduta accidentalmente battendo il capo. È stata uccisa con un colpo alla testa, il quale le ha fatto perdere conoscenza, provocandone la morte per asfissia da rigurgito.
La vita di Eligia si interrompe bruscamente ad appena un mese di distanza dal parto. A compiere l’atroce ed inaudito gesto è Christian Leonardi, condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo.
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